Il governo conferma i suoi caratteri autoritari: le sue sono politiche di destra. Il ddl di riforma della scuola introduce un’idea liberista, quella per cui la scuola somiglia sempre di più a un'azienda. Tutto questo chiedendo un voto di fiducia, perché sa di non avere consenso né in Parlamento né nel paese. Così Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil, intervenuto questa mattina su RadioArticolo1 nel corso della trasmissione “Italia Parla”.

Si tratta, ha aggiunto, “di un ulteriore colpo alla nostra democrazia, con il Parlamento che non è messo in grado di discutere su un argomento fondamentale che è quello del destino della scuola pubblica italiana. Ma il governo ha sbagliato i  conti perché si può far passare con la fiducia un disegno di legge inaccettabile e per certi versi incostituzionale, ma bisogna avere ben chiaro che quel grande movimento che si è messo in campo con lo sciopero del 5 maggio, le tante manifestazioni e i presìdi che ci saranno anche domani, non si fermeranno”.

“Faremo di tutto per boicottare questo disegno di legge e riteniamo di avere tutte le carte per riuscirsi”, ha scandito il sindacalista: “Da settembre le scuole rischiano per responsabilità del governo di trasformarsi in un campo di battaglia”, perché se una cosa non è accettata da chi nella scuola lavora e vive, “poi diventa difficile realizzarla concretamente. Abbiamo bisogno di un cambiamento vero della scuola pubblica italiana, ma questo cambiamento va realizzato con il consenso e non con le imposizioni”.

“Questo governo è in mano alle lobby – è andato giù duro Pantaleo – perché questa riforma è stata ispirata dalle lobby confindustriali e finanziarie che vogliono impadronirsidella scuola pubblica. Si delinea una scuola sempre più disuguale. Scuole più ricche, ad esempio, che possono potenziare l'offerta formativa a seconda dei finanziamenti dei privati. Vengono anche messi in discussione alcuni princìpi costituzionali importanti. Non si capisce perché se uno manda il proprio figlio a una scuola paritaria ha uno sgravio fiscale, mentre tutte le spese che vengono sostenute dalle famiglie comuni, quelle della povera gente che manda i propri figli a scuola con grandi sacrifici , di fatto paga sostanzialmente anche il contributo alle scuole private”.

C’è poi la questione del potere dei presidi: “Trovo del tutto assurdo che si faccia un'operazione di questo tipo – ha spiegato il leader della Flc Cgil – affidando ai dirigenti scolastici un potere, che secondo me non sono in grado di esercitare per come oggi è organizzata la scuola, quando invece il tema vero sarebbe come migliorare competenze e valore del lavoro per un ruolo determinante per l'autonomia scolastica. Il dirigente deve avere un ruolo di indirizzo didattico, di miglioramento organizzativo, di capacità di discussione con il territorio e non quello del capo azienda”.

Oltre alla mobilitazione, contro il ddl sulla “buona scuola” il sindacato pensa anche al ricorso ai giudici. “Innanzitutto sui precari – ha detto il dirigente sindacale –, perché il governo non tiene conto dei diritti maturati. Poi ci sono questioni che riguardano i princìpi costituzionali, perché quest'idea che ogni scuola si fa il proprio ordinamento non c'entra nulla con la nostra Carta”. Altro tema da “offrire" ai giudici riguarda “i diritti contrattuali che vengono messi in discussione”.

Nelle prossime ore, infine, è attesa la sentenza della Corte Costituzionale sul blocco dei rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici. “Al di là della sentenza – ha osservato Pantaleo –, non si può negare ai dipendenti pubblici il diritto costituzionale al rinnovo del contratto nazionale. Poi si può discutere sui tempi, sulle modalità, sulla necessità di innovare profondamente i contratti. Noi abbiamo messo in campo piattaforme innovative. Ma i contratti per tre milioni e mezzo di lavoratori rappresentano un aspetto determinante che riguarda il rispetto dei diritti sociali, civili e morali dei lavoratori di questo paese”.

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