Resta alta la preoccupazione per le possibili ricadute sulla produzione e sui livelli occupazionali nella Fca di Melfi.  E non solo per la 'guerra del diesel', cominciata con il dieselgate della Volkswagen e continuata con quello dell'ex Fiat e della Renault. 

Secondo la Fiom e la Cgil della Basilicata, è infatti necessario mettere subito in atto "tutte le iniziative utili a offrire garanzie ai lavoratori e trasparenza per prevenire impatti sul mercato", visto in particolare il rilancio in corso di alcuni brand e il lancio nuovi modelli. Il sindacato chiede di "metteren a sistema le possibili risorse nazionali e locali (sia quelle di derivazione comunitaria che regionali) su 2-3 scelte strategiche di politica industriale (nuovi materiali, motori a basso impatto ambientale, ricerca e sviluppo su nuove tecnologie) e per la crescita e l'internazionalizzazione delle imprese locali. Obiettivo che si può raggiungere "istituendo , come già  più volte chiesto precedentemente  una commissione permanente sull'auto che coinvolga Fca e le aziende dell'automotive, i lavoratori, le università, per una nuova politica industriale che finanzi un piano ecologico del settore utile a implementare l'occupazione”. A dirlo sono Angelo Summa, segretario generale Cgil Basilicata, e Roberto D’Andrea, segretario generale Fiom Basilicata.

Negli Stati Uniti, intanto, l'ente di protezione ambientale ha reso pubblico l'avvio di una procedura contro Fca. La ragione, secondo le scarse informazioni che finora sono trapelate, è che Fca non avrebbe dichiarato l'installazione di un software su alcuni modelli motorizzati diesel. L'indagine dell'Epa sarebbe concentrata su circa 100.000 vetture che monterebbero motori V6, ma ad essere imputati non sarebbero i motori italiani pluripremiati, ma la mancata dichiarazione dell'esistenza del software. "La differenza non sarebbe di poco conto - continuano i due dirigenti sindacali - perché l'impatto economico delle sanzioni rischierebbe di essere di alcuni miliardi. La sola notizia ha avuto un impatto negativo sul mercato azionario, proprio all'indomani del salone di Detroit, dove l'amministratore delegato era tornato sul tema alleanze con altri gruppi industriali come Gm".

Alle difficoltà negli Usa, però, si è aggiunta in Europa quella del governo tedesco. Berlino ha chiesto verifiche sulle emissioni di alcuni modelli Fca. È in corso la guerra del diesel, che per quanto riguarda la Volkswagen continua in Francia con la magistratura dopo che dei  test indipendenti sulle emissioni avrebbero fatto emergere importanti differenze su quanto dichiarato dalla Renault. "Mentre il governo tedesco è tornato a mettere sotto accusa le emissioni di tre modelli Renegade, 500 e Doblò, in un quadro complessivo che vede l'Unione discutere di quali dovranno essere i limiti di emissione e gli obiettivi da raggiungere nei prossimi anni. Riteniamo fondamentale l'apertura di un confronto: il Comitato aziendale europeo, che si terrà a Torino nei giorni dal 25 al 27 gennaio, sarà la prima occasione per un incontro informativo tra la direzione aziendale e tutti i sindacati, cui seguirà la convocazione delle assemblee con i lavoratori”, concludono i due sindacalisti.