È la Eternit di Bologna, così la potremmo definire. Sono le Officine grandi riparazioni (Ogr), un complesso industriale (chiuso nel 2014) attivo nella coibentazione dei treni, i cui ex lavoratori continuano a morire senza sosta. Lunedì 14 settembre si sono svolti i funerali dell’ennesima vittima: Sergio Negroni, 81 anni, elettricista. In pensione dalla fine degli anni ottanta, aveva lavorato a lungo nella manutenzione degli impianti di riscaldamento delle carrozze (le cosiddette “scaldiglie”), che erano tutti foderati di asbesto. Ed è morto di mesotelioma pleurico, la malattia “tipica” di chi è stato esposto all’amianto.

“L’Usl cittadina ha comunicato che sono più di 400 le vittime dell’amianto all’Ogr di Bologna” commenta la Filt Cgil territoriale: “Ma occorre sottolineare il paradosso che le ex lavoratrici e gli ex lavoratori stanno vivendo. Hanno tutti subito un’esposizione all’amianto senza alcuna protezione, ma tale esposizione non gli viene riconosciuta per ottenere i benefici previdenziali. I benefici li ottengono solo se si ammalano, quando il più delle volte diventa inutile”. Eppure, continua la Filt, tutte “le cause legali affrontate per questo motivo confermano in sentenza definitiva questa esposizione”. Dobbiamo prendere atto, conclude la nota sindacale, “che gli organi preposti (Inail, Inps) non danno risposte, per questo la nostra lotta non si potrà fermare”.

La vicenda delle Officine grandi riparazioni ha visto negli ultimi anni anche diversi procedimenti penali. All’inizio di gennaio si è chiuso alla Corte d’appello di Bologna un lungo iter giudiziario (che aveva visto una prima sentenza di condanna nel 2009 e una seconda sentenza di assoluzione nel 2012), con la condanna definitiva a un anno di un ex dirigente delle Ogr a metà degli anni settanta. Nel processo la Filt Cgil si era costituita parte civile, ottenendo 50 mila euro di risarcimento, subito reinvestiti per intensificare la battaglia contro l’amianto. La Filt si è inoltre costituita parte civile in altri processi attualmente in corso: tre procedimenti sono già al dibattimento, altri sono ancora in fase istruttoria.
 

 

“Si rinnova la nostra rabbia, perché continua la strage dei lavoratori dell’Ogr e, più in generale, di lavoratori e cittadini a causa dell’esposizione all’amianto” scrive Andrea Caselli, presidente dell’Associazione familiari e vittime dell’amianto (Afeva) dell’Emilia Romagna. “La storia delle Officine grandi riparazioni – aggiunge – deve essere assunta dalla città di Bologna come una delle tragedie che merita di essere al centro della propria vita civile e politica, deve essere conosciuta da tutti e deve moltiplicare l’impegno politico istituzionale e non, per risolvere i problemi connessi all’amianto”.

Un impegno, quello della Cgil e dell’Afeva Emilia Romagna, che avrà un primo momento di svolta con la discussione sul nuovo Piano regionale amianto che la Regione ha programmato di varare entro il giugno 2016. “Chiediamo – continua Caselli – un percorso partecipato, celere, che agisca in profondità sui bisogni espressi quotidianamente: impulso alla ricerca scientifica, ai protocolli delle cure e della sorveglianza sanitaria, al riconoscimento del diritto delle persone a vedersi tutelati i diritti elementari (previdenza, danno alla salute e malattia professionale). Occorre inoltre evitare che le persone siano ancora esposte all’amianto, proteggendo lavoratori e cittadini attraverso la mappatura e le bonifiche”. In conclusione, il presidente dell’Afeva denuncia anche “il colossale ritardo del governo che blocca il Piano nazionale amianto e non trova le risorse necessarie a darne corso, a riprova della carenza nell’individuare le priorità che stanno a cuore dei cittadini di questo paese”.