Nel volgere di una settimana, le parti sociali sono state convocate due volte a Palazzo Chigi sui temi legati al terremoto. Difficile dire se queste modalità di confronto significhino che è venuta meno la “pregiudiziale anticoncertativa” dichiarata in più occasioni dal governo in carica. Anche perché, a essere precisi, per ora si è trattato di semplici procedure di consultazione. Ma la novità del metodo è in sé rilevante e su questo la Cgil ha espresso un apprezzamento e una disponibilità formale a proseguire gli incontri, per fornire risposte immediate alle popolazioni colpite dal sisma e per la necessità di passare da una logica di emergenza a una di prevenzione.

Nel primo incontro (6 settembre) Renzi ha esposto ai sindacati (dei lavoratori e delle imprese) i contenuti del piano “Casa Italia”, che sembra muoversi in quest’ultima logica: definire un piano pluriennale di indirizzi e investimenti che riduca i rischi sismici per le popolazioni e quelli idrogeologici dei territori. Il presidente del Consiglio ha aggiunto al piano altri capitoli importanti che riguardano anche la riqualificazione delle periferie, l’infrastrutturazione, la banda larga, l’efficientamento energetico, la tutela del patrimonio architettonico e artistico e altri temi importanti per la modernizzazione del Paese.

Si tratta in tutta evidenza di un capovolgimento della logica delle “grandi opere” a spot, da accogliersi positivamente. Anche se al momento mancano dati precisi sulle cifre definite per la sua attuazione e “Casa Italia” non contiene una diretta finalità di produrre crescita e lavoro. Come se, a parere del governo, la crescita fosse indipendente da quantità e finalità degli investimenti pubblici e l’occupazione si creasse con le normative sui contratti di lavoro e non con la crescita. Ma le consonanze tra i titoli di “Casa Italia” e i temi su cui è stato impostato il Piano del lavoro della Cgil sono talmente evidenti che è opportuno contribuire alla sua realizzazione. Per la vastità del campo e le implicazioni tecnologiche del disegno, si tratta certamente di un’occasione di rilancio e riqualificazione del settore edile, paralizzato dalla crisi, ma anche di una sorta di nuova politica industriale per molti altri settori, a partire dalla domanda di nuovi beni e servizi, come da tempo auspicato dalla Cgil.

Vedremo al prossimo incontro, previsto per la fine di settembre, ma soprattutto nella prossima legge di stabilità, come questa impostazione strategica del governo si concretizzerà. Fin d’ora segnaliamo due punti su cui sarebbe necessario un ulteriore approfondimento: la governance e le modalità realizzative. Difficile immaginare l’efficacia di un piano decennale di investimenti che cade dall’alto se non  è stato concordato e cogestito con le Regioni. Altrettanto azzardato sarebbe pensare che tutte le Regioni, anche avendo condiviso il piano nazionale, siano in grado di realizzarlo (e spenderne le risorse) con tempi certi e misure efficaci.

Su questo, il Piano del lavoro Cgil prevedeva un confronto davvero “concertativo” tra Regioni, Aree vaste, Comuni, e società civile (imprese, sindacati, scuole, università) per l’individuazione delle priorità, la definizione dei progetti e la loro realizzazione. In modo da superare, anche a livello territoriale, la logica delle “grandi opere”: sempre quelle, sempre rifinanziate e mai realizzate. Nel più recente incontro sull’emergenza e la ricostruzione delle zone terremotate (13 settembre), i tre rappresentanti del governo (De Vincenti, Curcio, Errani) hanno esposto ai sindacati gli orientamenti preliminari di metodo e di indirizzo che si intendono adottare, a partire dall’obiettivo di far uscire al più presto le persone ricoverate nelle tende e ospitarle in case prefabbricate, o altri edifici agibili. In particolare, il commissario Errani ha annunciato l’intenzione di aprire tavoli regionali di consultazione con le parti sociali e produrre un decreto legge entro le prossime tre settimane.

Nel decreto dovrebbero esserci le norme necessarie a gestire l’emergenza e avviare la ricostruzione senza soluzione di continuità. Anche questa ci è parsa una novità positiva e rilevante. Esso conterrà la strumentazione per misurare i singoli danni, inventariare gli edifici agibili, indicare le priorità di ricostruzione a partire dalle scuole, regolare l’uso degli ammortizzatori sociali, garantire continuità alle attività economiche, favorire con indirizzi di sviluppo le “aree interne”, applicare gli strumenti fiscali di aiuto immediato ai singoli.

Sulla trasparenza e la legalità, il commissario ha parlato della volontà di dotarsi di una centrale unica di committenza, di creare le white list e ulteriori strumenti di verifica dell’affidabilità delle aziende, nonché una certificazione di qualità delle stesse. La Cgil (assieme a Cisl e Uil) si è dichiarata con le sue strutture disponibile a operare da subito nel confronto con le istituzioni regionali e locali e ha richiamato l’attenzione su alcuni punti delle sua “Agenda terremoto” (leggi il documento), che è stata consegnata ai presenti.

La Cgil ha insistito in particolare sulla necessità che gli strumenti fiscali che il governo adotterà abbiano certezza di tempi, modalità, tipologie e precorsi di restituzione; che gli ammortizzatori sociali siano rivolti anche ai lavoratori impossibilitati a recarsi al lavoro, e ai lavoratori autonomi;  che si preveda una sospensione dei licenziamenti; che si tenga conto dei rischi da presenza di amianto nelle macerie. Anche su questi punti vedremo dai prossimi incontri quanto e come la strumentazione adottata sarà efficacemente coerente con le dichiarazioni.

Gaetano Sateriale è coordinatore del Piano del lavoro Cgil nazionale