“Gli ultimi dati Istat sull’occupazione non sono affatto rassicuranti: non crescono i posti di lavoro, e l’unica novità è il travaso di contratti a tempo determinato a rapporti a tempo indeterminato, ma in misura minima, evidentemente sostenuti dalla decontribuzione che nel 2015 ha avuto qualche effetto. Nel complesso, l’occupazione è cresciuta dell’1% nella nostra regione. Nel contempo, però, i voucher sono lievitati del 300%, passando dal milione e mezzo del 2013 ai 5 milioni dell’anno scorso: insomma, l’unica cosa che cresce davvero è la precarietà spinta, perché si tratta di persone senza diritti nè tutele, sottoposte a condizioni di lavoro eccessivamente flessibili”. Così Gianni Forte, segretario generale della Cgil Puglia, stamattina ai microfoni di RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).

“Assistiamo a un’esplosione della peggior precarietà, specialmente nel sistema dei servizi legati al turismo – ha continuato il dirigente sindacale –, un settore che tira sul nostro territorio, specialmente in estate: lì dai rapporti a termine siamo passati ai voucher, poi vi sono almeno altre 250.000 unità che ruotano attorno al lavoro irregolare. È una stima assai prudente, se consideriamo che circa 70-80.000 braccianti agricoli già fanno parte di tale sistema, che porta fino alla schiavizzazione del lavoro, e non riguarda solo gli immigrati, ma anche la manodopera locale”.   

“In tale contesto, non parliamo più di lavoro, ma di sfruttamento – ha rilevato l’esponente Cgil –, ed è quello che continua a creare disagio fra le persone, non solo tra i giovani, a volte costretti ad emigrare, ma anche tra coloro che rimangono nella nostra terra e che continuano a nutrire aspettative per una stabilità che, a volte, diventa una chimera irraggiungibile”. 

“Sul fronte delle politiche per il Mezzogiorno, siamo delusi – ha evidenziato il leader della Cgil pugliese –. Ad agosto scorso, il Governo aveva annunciato un masterplan d’interventi straordinari, poi è arrivato l'autunno e insieme alle foglie sono caduti anche gli impegni. A tutt’oggi, ancora non si sa nulla per quanto riguarda i tre accordi previsti per la regione: non abbiamo cognizione di cosa si tratti e comunque sono sempre risorse che vengono rastrellate dal Mezzogiorno per investire su altri campi, come quello della decontribuzione, di cui si è avvantaggiato fondamentalmente il Nord del Paese.

“Sulla campagna per la Carta dei diritti universali del lavoro – ha precisato il sindacalista –, l'obiettivo che ci poniamo è di fare 1.250 assemblee aziendali e 400 assemblee territoriali, un paio di centinaia d’iniziative di piazza nei vari comuni. Contiamo di raggiungere oltre la metà dei nostri iscritti - almeno 150.000 persone -; la macchina organizzativa si sta mettendo in moto faticosamente, ma i primi report che abbiamo sono molto incoraggianti, perché incontriamo grande consenso da parte dei lavoratori, anche precari, e non solo tra i nostri iscritti”.

“L’iniziativa per il nuovo Statuto s’intreccia con le grandi vertenze che coinvolgono il lavoro in Puglia. Penso soprattutto all'Ilva, ai lavoratori che sciopereranno il 10 febbraio, e non oso immaginare cosa succederebbe, non solo in Puglia, non solo a Taranto, se quello stabilimento, malauguratamente, dovesse subire un forte ridimensionamento, o addirittura la chiusura di una parte degli impianti. Si creerebbe una situazione esplosiva, con un effetto domino a catena inarrestabile, che coinvolgerebbe tutto il sistema produttivo del Paese. Penso anche all'Eni, e allo sciopero del 19 febbraio dei lavoratori del gruppo, che nella nostra regione interessa Versalis a Brindisi e la raffineria di Taranto. Quello che continua a mancare è una politica industriale nazionale, cosa che penalizza tutto il Paese, ma ancora di più il Mezzogiorno”, ha concluso Forte.

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