Non si finisce mai di scoprire cosa non va nel Jobs Act. L’ultima (cattiva) novità è contenuta nei decreti attuativi del 20 febbraio scorso, in relazione alla possibilità del demansionamento dei lavoratori in caso di riorganizzazione o ristrutturazione aziendale. Nella norma approvata dal Consiglio dei ministri si rende facoltativo l’obbligo della formazione quando si viene cambiati di mansione. In altre parole: il lavoratore può cambiare mansione, in questo caso può essere demansionato, e non ricevere più alcuna formazione specifica riguardante il nuovo compito.

Una “piccola” misura, che però può avere effetti devastanti sulla salute e sicurezza dei lavoratori. “Un impiegato di un’industria – spiega Sebastiano Calleri, responsabile Sicurezza della Cgil nazionale in una conversazione a RadioArticolo1 – può essere demansionato e mandato a lavorare in una linea di produzione, quindi a contatto con un qualsiasi macchinario o attrezzatura che assolutamente non conosce, senza avere svolto neanche un’ora di formazione per il suo nuovo incarico”. In questo modo, spiega l’esponente sindacale, “si abolisce di fatto l’articolo 2087 del Codice civile, come da sempre richiede Confindustria, che è l’architrave su cui si fonda il sistema di prevenzione e protezione, visto che prescrive all’imprenditore di fare tutto il possibile per evitare i rischi connessi alle mansioni di lavoro, secondo tutte le norme tecniche e scientifiche il più possibile aggiornate”.

La formazione al cambio di mansione, in pratica, da obbligatoria diventa facoltativa. “Questa misura, oltre agli evidenti rischi legati allo svolgimento di un nuovo compito, porterà i lavoratori a non richiedere più i propri diritti, proprio a partire da quelli relativi alla formazione e all’informazione” aggiunge Calleri. Questo singolo provvedimento, conclude il responsabile Sicurezza della Cgil nazionale, è perfettamente in linea con la filosofia generale del Jobs Act: “grazie al combinato disposto delle norme fin qui approvate su licenziamenti e demansionamento, i lavoratori e le lavoratrici saranno molto più ricattabili, e le loro condizioni di lavoro peggioreranno. Quale lavoratore, sotto la minaccia di licenziamento o demansionamento, sarà messo in condizione di richiedere l’osservanza delle norme prevenzionistiche? E quale sarà l’effetto di tutto ciò sull’efficacia del ruolo degli Rls all’interno delle aziende e, ancor di più, nel loro rapporto con i lavoratori? Su questa norma, allora, dobbiamo informare i lavoratori, aprire una campagna specifica, impegnandoci per farla cambiare”.