Villa Literno, 25 agosto 1989. In un casolare abbandonato nelle campagne alcune decine di braccianti agricoli africani stanno dormendo dopo una giornata sfiancante di lavoro alla raccolta dei pomodori. Tra questi c’è anche Jerry Essan Masslo, sudafricano scappato dall’ingiustizia dell’apartheid. È notte fonda quando un gruppo di malviventi entra nel casolare per derubare i braccianti. Molti di loro, impauriti, consegnano i soldi e i pochi oggetti che hanno con sé. Masslo e un altro si rifiutano, il primo muore colpito a freddo da tre colpi di pistola e l’altro cade a terra ferito.

A vent’anni di distanza da questo tragico omicidio, la Flai Cgil ha deciso di dedicare alla figura di Jerry Masslo un premio biennale, la cui prima edizione è stata accompagnata da una tre giorni di lavoro sul territorio che si è svolta dal 20 al 22 ottobre tra Villa Literno, Castel Volturno, Casal di Principe e San Cipriano d’Aversa.Tre giorni intesi, ricchi di appuntamenti, non solo di natura sindacale, ma che hanno coinvolto molte organizzazioni sociali presenti sul territorio, impegnate a vario titolo con i lavoratori extracomunitari e nella lotta alla malavita organizzata.

Tra gli appuntamenti più attesi e più interessanti, quello che si è tenuto la mattina del 21 ottobre, quando fin dalle prime luci dell’alba circa 200 sindacalisti della Flai provenienti da tutte le  egioni d’Italia si sono ritrovati sulla via Domitiana a Castel Volturno per dar vita alla prima esperienza di “sindacato di strada” e per incontrare tutti quei lavoratori che aspettavano gli autobus che li avrebbero portati alle cosiddette “rotonde dei caporali”, alla periferia di Napoli, in cerca di un’occupazione alla giornata. Per oltre quattro ore i sindacalisti hanno battuto una a una le fermate, parlando con le decine di lavoratori che stavano lì e consegnando loro un volantino in cui c’era scritto di ribellarsi al lavoro nero e di affidarsi alla Cgil.

La maggior parte di questi lavoratori erano africani, tutti molto giovani e ignari di chi fosse Jerry Masslo, ma al tempo stesso accomunati a lui dallo sfruttamento e dalla violenza quotidiana a cui sono sottoposti. I sindacalisti della Flai hanno raccolto le loro testimonianze sulle difficili condizioni di vita e di lavoro, sulle paghe misere che non superano mai i 30 euro per 10 o 12 ore di lavoro, sui viaggi della speranza – quelli con cui sono arrivati in Italia e in cui hanno visto con i loro occhi morire tanti altri che come loro sognavano un futuro migliore –, sui lunghi soggiorni forzati presso unodei tanti Cie sparsi nella penisola, dove hanno dovuto subire violenze e soprusi da parte delle forze dell’ordine.

I dialoghi con questi lavoratori sono stati brevi, un po’ per la difficoltà a comunicare, un po’ per la diffidenza e la paura, o perchè spezzati all’improvviso dall’arrivo dell’autobus sui cui dovevano salire e dove c’erano già tanti altri di loro. Nei giorni seguenti, sulla via Domitiana o nelle tante stradine dissestate di Villa Literno, di Casal di Principe, di San Marcellino o di San Cipriano d’Aversa, si vedevano tanti stranieri che indossavano ancora il cappellino rosso della Flai con la scritta “Lavoro e dignità”. Ma l’iniziativa della Flai ha anche fatto registrare una serie di incontri con alcune delle realtà sociali presenti sul territorio, dalla Nuova cucina organizzata, che ha sede in una proprietà confiscata ai casalesi e che dà ospitalità a ragazzi con disagi psichici, al Centro sociale per utenti affetti da autismo, alla fattoria Terre di don Peppe Diana, gestita da Libera, all’asilo multietnico dei padri Comboniani.

La tre giorni si è quindi conclusa con la consegna dei premi per le tre aree d’interesse che erano state individuate. Per quella dedicata al sindacalista “nuovo cittadino”, che si è particolarmente distinto per la tutela dei lavoratori, è stato premiato Dikson Kyere Darko, dello sportello immigrati della Cgil di Caserta; per quella dedicata alla letteratura sono stati premiati lo scrittore senegalese Cheikh Tidiane Gaje, autore della poesia “La tolleranza”, e l’italoargentino Adrian Bravi, per il racconto “Uno su mille”; per l’area dedicata alla scuola multietnica sono state premiate la Leonardo da Vinci di Villa Literno e l’asilo nido di Castel Volturno gestito dai padri Comboniani.