Corsa contro il tempo per la vertenza Italiaonline. Oggi (11 aprile) incontro al Mise per scongiurare il licenziamento dei lavoratori. L’azienda aveva annunciato 400 esuberi (di cui 248 a Torino e gli altri 152 in varie parti d'Italia) ma ministero, enti locali e sindacati hanno ottenuto una sospensione. Bloccati anche i 241 trasferimenti di lavoratori da Torino a Milano. Si tratta, in sostanza, del modello Embraco, ma naturalmente occorre lavorare per trovare soluzioni alternative per l’occupazione e il territorio.

Il congelamento del piano industriale era stato ottenuto lo scorso 20 marzo nell’incontro tra azienda, sindacati, governo ed enti locali. La ex Seat Pagine Gialle, ora di proprietà della holding lussemburghese della famiglia Sawiris, aveva deciso di avviare un piano di riorganizzazione 2018-2020 (approvato dal Consiglio di amministrazione il 15 marzo scorso) che prevede la chiusura degli uffici di Torino, con 248 licenziamenti e 241 trasferimenti forzati ad Assago (Milano), e ulteriori 152 esuberi su tutto il territorio nazionale.

Il Cda dell’azienda, con il piano, punta a un risparmio di costi operativi pari a circa 50 milioni entro il 2020. L’anno appena passato, però, si è chiuso con un utile netto di 26,4 milioni di euro, in crescita del 17 per cento rispetto al 2016, mentre i ricavi sono pari 338,5 milioni, in calo del 10 per cento rispetto all’anno precedente ma “in linea con le attese del management”. In miglioramento anche i margini operativi ebita (68 milioni, +6 per cento) ed ebit (28 milioni, +0,7), positiva anche la posizione finanziaria netta (73 milioni). Per il futuro triennio, contenuto appunto nel piano 2018-2020, il Cda prevede un tasso di crescita dei ricavi tra il 4 e il 6 per cento.

“Italiaonline non è un’azienda in crisi”, spiegano i sindacati, ricordando appunto che i conti dell'esercizio 2017 si sono chiusi in attivo, e rimarcando il comportamento “inaccettabile” della società. “Non è pensabile – aggiungono – che si affronti, per parte sindacale, un qualsiasi serio ragionamento con un’azienda che ha dimostrato totale inconsistenza riorganizzativa, assoluta incapacità relazionale e pressappochismo nell’illustrazione dei dati necessari alla comprensione dello stato dell’azienda stessa”. Per i sindacati “il ritiro del piano è l’unica condizione possibile per intraprendere un confronto con l’azienda finalizzato allo sviluppo e alla tutela del perimetro occupazionale”.