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Se gli infortuni sul lavoro negli ultimi anni hanno fatto registrare una contrazione, secondo quanto osservato dall'Inail, quelli che vedono come vittime gli stranieri sono in controtendenza. Nel 2011 sono cresciuti, raggiungendo un'incidenza media del 15,9% sugli infortuni complessivi a fronte del 15% dell'anno precedente”. E' uno dei dati contenuti nel Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes, presentato oggi a Roma.
Nel rapporto si legge anche che le ispezioni condotte nel 2011 hanno riscontrato in situazione irregolare il 61% delle aziende sottoposte a verifica, in circa la metà dei casi per lavoro nero, condizione che accresce l'esposizione dei lavoratori al rischio di infortunio sul lavoro.
Il dossier rivela inoltre che sono oltre 1 milione gli immigrati iscritti ai sindacati, con una incidenza dell'8% sul totale dei sindacalizzati e del 14,8% sulla sola componente attiva.
Ancora sul versante lavorativo, Caritas registra nel 2011, un aumento degli occupati nati all'estero in Italia, di 170mila unità, mentre gli occupati nati in Italia sono diminuiti di 75mila unità. Gli occupati stranieri - incluse anche le categorie non monitorate dall`indagine campionaria dell`Istat - sono circa 2,5 milioni e rappresentano un decimo dell'occupazione totale. Nello stesso tempo tra gli stranieri è aumentato il numero dei disoccupati (310mila, di cui 99mila comunitari) e il tasso di disoccupazione (12,1%, quattro punti più in più rispetto alla media degli italiani), mentre il tasso di attività è sceso al 70,9% (9,5 punti più elevato che tra gli italiani).
Gli immigrati sono concentrati nelle fasce più basse del mercato del lavoro e, ad esempio, mentre tra gli italiani gli operai sono il 40%, la quota sale all`83% tra gli immigrati comunitari e al 90% tra quelli non comunitari (86,5% la media). I collaboratori familiari (poco più di 750mila quelli nati all'estero assicurati presso l'Inps) rappresentano la categoria più numerosa tra gli immigrati, ma sono molti anche gli infermieri stranieri (un decimo del totale), quelli che lavorano nel settore agricolo, nell'edilizia, nei trasporti e in generale nei lavori a forte manovalanza. Nel settore imprenditoriale i nati all'estero incidono per il 9,1%, se si considerano tutte le cariche imprenditoriali, e per il 7,4% se si restringe l'attenzione ai soli titolari d`impresa (+21mila unità nel 2011 - Unioncamere), mentre i titolari con effettiva cittadinanza straniera (249.464) incidono per il 4,1% (Cna).
Ma veniamo ai dati generali di questo 22esimo rapporto di Caritas-Migrantes: a fine 2011 gli immigrati regolari in Italia, inclusi i comunitari e quelli non ancora iscritti in anagrafe, erano poco superiori ai 5 milioni (un numero appena più alto di quello stimato lo scorso anno: 4.968.000): sono circa l'8,2% della popolazione residente e provengono soprattutto dall'Europa (50,8%: comunitari 27,4%, non comunitari 23,4%), dall'Africa (22,1%) e dall'Asia (18,8%).
Secondo il dossier, a fine 2011 i permessi di soggiorno in vigore (inclusi i minori iscritti sul titolo dei genitori e al netto dei casi di doppia registrazione - archivio del Ministero dell`Interno revisionato dall`Istat) sono stati 3.637.724, in leggero aumento rispetto ai 3.536.062 del 2010 (+2,9%).
Capitolo rifugiati: sono state oltre 42 milioni le persone che nel 2011 hanno lasciato il proprio paese, nella condizione di rifugiati (15,2 milioni) o di sfollati interni (26,4 milioni). Di esse, 895mila hanno fatto domanda di asilo e 277mila di queste domande sono arrivate a paesi europei, in particolare 51mila in Francia e oltre 37mila in Italia.
Gli sbarchi dal Nord Africa, confluiti per lo più nell’isola di Lampedusa, hanno coinvolto circa 60mila persone, in partenza prima dalla Tunisia e poi dalla Libia (28mila). In Italia, per far fronte alle esigenze di accoglienza, si dispone di 3mila posti che fanno capo al Servizio per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), in collaborazione con gli Enti locali, le Regioni e il mondo sociale, e di 2mila posti assicurati dai Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), mentre è di altri 3mila posti la capienza dei Centri di accoglienza per immigrati. Da ultimo, oltre a questa rete di servizi già esistente, le Regioni – con il coordinamento della Protezione Civile – hanno dichiarato la disponibilità di altri 50mila posti, di cui la metà è stata effettivamente utilizzata per accogliere le persone in fuga dal Nord Africa.
Il dossier risale anche indietro nel tempo per analizzare il flusso complessivo di rifugiati che sono arrivati in Italia dal 1950 al 1989 in Italia sono state 188mila le domande d`asilo e dal 1990 (anno di abolizione della riserva geografica) fino al 2011 se ne sono aggiunte circa 326mila (archivio del Ministero dell'Interno) per un totale, dal dopoguerra ad oggi, di oltre mezzo milione. La media annuale, dice la ricerca, è stata di circa 8mila domande, superata di quasi quattro volte nel 2011 (ma anche nel 2008 e nel 1999, quando le domande furono più di 30mila). Nel 2011 le domande sono state presentate in prevalenza da persone provenienti dall`Europa dell`Est e dal martoriato continente africano; quasi un terzo (30%) delle domande prese in esame (24.150) è stato definito positivamente (una su tre ha riguardato il riconoscimento dell`asilo e le altre la protezione sussidiaria o umanitaria, per un totale di 7.155).
Secondo Caritas e Migrantes “al di là delle considerazioni che si possono fare sul coordinamento tra il piano italiano e quello europeo, è doveroso prendere in considerazione l'immagine che dell`Italia si può generare all'estero e porvi rimedio: in effetti, nel 2011, ben 7.431 persone (un numero, peraltro, sottostimato) sono rimaste in lista d'attesa per accedere al Servizio per richiedenti asilo e rifugiati-Sprar e poter fruire così di un percorso di seconda accoglienza”.
La ripartizione della stima totale per aree continentali vede prevalere l’Europa, tra comunitari (27,4%) e non comunitari (23,4%), seguita dall’Africa (22,1%), dall’Asia (18,8%) e dall’America (8,3%), mentre le poche migliaia di persone provenienti dall’Oceania e gli apolidi non raggiungono neppure lo 0,1%. Tra i soggiornanti europei non comunitari (1.171.163), gli albanesi sono i più numerosi (491.495). Seguono 223.782 ucraini; 147.519 moldavi; 101.554 serbi e montenegrini; 82.209 macedoni; 37.090 russi; tra i 20mila e i 30mila ciascuno, i bosniaci, i croati e i turchi. L’Albania è anche il primo paese per numero di studenti universitari (oltre 11mila, nell’anno accademico 2011/2012, su un totale di 65.437, mentre secondo un recente studio dell’European Migration Network nell’UE gli studenti internazionali sono 1 milione e 200mila).
Per quanto riguarda il continente africano, alla fine del 2011 i marocchini risultano essere la prima collettività, con 506.369 soggiornanti (i più numerosi anche tra tutti i non comunitari). Le altre grandi collettività africane provengono da Tunisia (122.595), Egitto (117.145), Senegal (87.311), Nigeria (57.011), Ghana (51.924); seguono Algeria (28.081) e Costa d’Avorio (24.235); quindi, con circa 15mila soggiornanti, Burkina Faso e, con 10mila soggiornanti o poco meno, Camerun, Eritrea, Etiopia, Mauritius e Somalia. In totale, i soggiornanti africani sono 1.105.826.
L’Italia è lo Stato membro che nell’UE accoglie le collettività più numerose di cinesi (277.570 soggiornanti nel 2011), filippini (152.382), bangladesi (106.671) e srilankesi (94.577), mentre è il secondo Stato per quanto riguarda la presenza di indiani (145.164) e pakistani (90.185). La componente americana totalizza nel suo complesso 415.241 soggiornanti. Le principali collettività provengono dal Perù con 107.847, dall’Ecuador con 89.626, dal Brasile con 48.230 e dagli Stati Uniti con 36.318, seguite – con circa 20mila soggiornanti ciascuna – dai cittadini della Colombia, di Cuba e della Repubblica Dominicana e quindi – con circa 10mila – di Argentina, Bolivia ed El Salvador. Ad attestare i solidi legami che queste collettività hanno con l’Italia sono innanzi tutto l’elevata incidenza dei minori (tra i non comunitari 23,9% e 897.890 unità) e il fatto che la maggior parte di essi è nata nel nostro paese.