La spesa pubblica per le istituzioni dell’istruzione in Italia è diminuita del 14% tra il 2008 e il 2013, anno in cui la spesa totale per l’istruzione dal livello primario a quello terziario è stata pari al 4% del PIL, rispetto alla media Ocse del 5,2%. Sono alcuni dei dati contenuti nel rapporto “Education at a Glance 2016” (“Uno sguardo sull’istruzione 2016”) curato dall’Ocse, rapporto che presenta dati sulla struttura, il finanziamento e le prestazioni dei sistemi d’istruzione nei 35 Paesi dell’OCSE e in alcuni dei Paesi partner dell’Organizzazione.

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E la fotografia che ne esce del sistema di istruzione italiano è fortemente negativa: c’è un problema di invecchiamento del corpo insegnante, che è il più anziano rispetto a tutti i Paesi dell’OCSE (dai sei ai sette insegnanti su dieci sono ultracinquantenni); c’è un problema, gigantesco, di difficoltà nell’accesso al mercato del lavoro dei giovani dopo il percorso di istruzione (i cosiddetti NEET sono aumentati di 10 punti percentuali in Italia, un aumento superiore rispetto a qualsiasi altro Paese dell’OCSE); In Italia, il livello relativamente basso della spesa pubblica per l’istruzione non è riconducibile al basso livello della spesa pubblica in generale, bensì al fatto che all’istruzione sia attribuita una quota del bilancio pubblico relativamente esigua.

“Anche quest’anno, purtroppo, la descrizione che emerge dell’Italia è disastrosa”, commenta Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari: “Praticamente per ogni indice, la situazione dell’Italia risulta essere particolarmente negativa rispetto agli altri Paesi OCSE”. Marchetti evidenzia in particolare il dato sui laureati. “In Italia, nella fascia di età 25-64 sono il 18%, contro la media europea del 27% - osserva – ma se si restringe il campo alla fascia 25-34, la situazione è addirittura peggiore, sintomo di un ulteriore rallentamento del nostro Paese negli ultimi anni”.

Si è già detto dell’altissimo numero di Neet (giovani che non studiano e non lavorano): “L’Italia è ormai maglia nera con un tasso del 27,4%, contro il 14,6% della media OCSE – sottolinea ancora Marchetti - Purtroppo, niente di nuovo all’orizzonte rispetto alle nostre denunce, anche per quanto riguarda il tasso di occupazione dei laureati che si ferma al 62%, nella fascia tra i 25 e i 34 anni, a fronte di una media OCSE dell’83%”.

Prosegue Elisa Marchetti: “Nonostante la crisi, rispetto al 2008 nei Paesi OCSE la spesa pubblica è cresciuta in media del 22% per quanto riguarda l’educazione terziaria. In Italia, invece, la spesa pubblica nazionale è scesa del 10% in seguito all’entrata in vigore della legge n.133/2008, che ha permesso, tra le varie misure, di incrementare il numero di studenti per docente e di tagliare i finanziamenti”.

Ma al di là dei singoli dati, secondo la rappresentante del sindacato studentesco, ciò che conta “è che anche secondo l’Ocse il sottofinanziamento (il rapporto parla più genericamente di “meccanismo di finanziamento”) del diritto allo studio rappresenta in modo evidente una “ulteriore barriera” all’educazione di terzo livello. Riteniamo che un’immediata inversione di rotta non possa più essere rimandata. Servono subito un ampliamento del finanziamento ordinario del sistema universitario e misure specifiche e straordinarie per rilanciare il passaggio tra la scuola superiore e l’università, sostenere gli studenti più bisognosi durante il percorso universitario, riassorbire i NEET in percorsi formativi e tramite politiche attive del lavoro, per riattivare la mobilità sociale e ridurre le enormi disuguaglianze che affliggono il nostro Paese”.