Un terzo dei lavoratori dell’industria alimentare soffre di sindrome del tunnel carpale, mentre in quasi il 60 per cento delle operazioni mani e polsi sono sottoposti a sforzi superiori ai limiti raccomandati. A dirlo è la ricerca “Valutazione della sindrome del tunnel carpale e altri disturbi muscolo-scheletrici tra i dipendenti di un impianto di lavorazione del pollame” del Maryland. Lo studio è stato redatto da Jessica G. Ramsey, Kristin Musolin e Charles Mueller, ricercatori dell’Health Hazard Evaluation Program (Programma di valutazione del rischio per la salute) del Dipartimento della Salute degli Stati Uniti.

La ricerca, realizzata nel 2014, si è articolata mediante visite agli impianti, somministrazione di questionari e interviste ai lavoratori, analisi dei dati di malattie e infortuni
. L’azienda annovera 342 dipendenti, vengono lavorati circa 177 mila capi di pollame al giorno. L’orario di lavoro, strutturato in due turni, è di otto ore (su cinque giorni a settimana), con una pausa pranzo di 36 minuti e un’ulteriore pausa di 12 minuti. Chi fa gli straordinari, superando quindi le 8,25 ore, dispone di una pausa aggiuntiva di 12 minuti. Su alcune linee, infine, sono previsti premi di produzione settimanale con punteggi stabiliti dal management.

Veniamo ai risultati. Al 34 per cento dei lavoratori è stata diagnosticata la sindrome del tunnel carpale: a provocarla, la continua ripetizione dei medesimi movimenti e l’uso eccessivo della forza nelle operazioni di lavoro (nel 59 per cento delle singole mansioni – come eviscerazione o disossatura – ne è stato riscontrato un utilizzo al di sopra dei limiti raccomandati dalla Conferenza governativa americana degli igienisti industriali). Nel 76 per cento dei dipendenti, inoltre, è stata appurata la presenza di mononeuropatia mediana nelle mani, ossia il danno a uno o più nervi, che si traduce in perdita di movimento e di sensibilità.

Ad aumentare il rischio di disturbi muscolo-scheletrici, in combinazione con i movimenti ripetuti e l’utilizzo eccessivo della forza, sono anche le temperature fredde, comuni negli impianti di lavorazione del pollame. Oltre alla sindrome del tunnel carpale, la ricerca ha rilevato la presenza di tendiniti, tenosinovite stenosante (comunemente nota come “dito a scatto”), cisti gangliari del polso e fenomeni di risveglio dal sonno (altra manifestazione clinica della sindrome del tunnel carpale). Gli organi più colpiti sono le mani e i polsi, seguono le spalle e la schiena.

Più in generale, il 41 per cento dei lavoratori ha espresso preoccupazioni per la salute e sicurezza
. I maggiori problemi evidenziati sono il cattivo stato degli utensili di lavoro (come forbici e coltelli pesanti o non affilati, che quindi provocano un uso esorbitante della forza di mani e polsi), i pavimenti scivolosi, gli abiti di lavoro inadatti (grembiuli troppo lunghi, stivali troppo alti e pesanti) e l’inadeguatezza dell’unità medica interna in caso di assistenza immediata. Più della metà (57 per cento), infine, ha denunciato l’eccessiva velocità dei ritmi di lavoro.

La ricerca ha anche mostrato alcuni importanti problemi nell’assetto ergonomico. Gli affilacoltelli sono posti sopra l’altezza delle spalle (per utilizzarli, quindi, si compie uno sforzo eccessivo), le piattaforme regolabili sono disponibili soltanto in una minoranza di postazioni di lavoro. Sempre sulle piattaforme, l’indagine ha sottolineato che in alcune linee (come nella disossatura) queste non erano fissate nella posizione corretta per altezza e tipo di lavoro, e che non sempre i dipendenti, all’inizio del proprio turno, erano soliti regolarle.

Come intervenire? Quello che le imprese debbono fare è moderare la velocità delle linee (i cosiddetti trasportatori) di fornitura del pollame, implementare un programma di rotazione delle mansioni allo scopo di ridurre lo stress per specifici gruppi di muscoli e tendini, fornire tutte le postazioni di piattaforme regolabili, rinnovare più spesso gli strumenti di lavoro, fornire più pause durante il turno di lavoro (in modo da non superare le due ore di lavoro continuo). Ai lavoratori, invece, si consiglia di tenere sempre efficienti gli strumenti di lavoro (i coltelli, ad esempio, devono sempre essere affilati) e di regolare le piattaforme permanenti di lavoro alla giusta altezza per poter operare con il minor sforzo possibile.