"La Legge di stabilità, in discussione al Parlamento, sembra dire ai cittadini: “Te la faremo pagare cara'. Ed è, infatti, caro il prezzo che potrebbero dover pagare a causa dei tagli al fondo patronati: non più la tutela gratuita e nemmeno l'aiuto di un buono Stato di diritto, per agevolare le persone più bisognose nell'accesso alle prestazioni di welfare". È quanto dichiara il patronato Inca.

"Per il secondo anno consecutivo, il Governo vuole ridurre le risorse ai patronati. In barba all'oltre milione di firme raccolte con la petizione, promossa nel 2014l da Acli, Inas, Inca e Ital contro lo smantellamento del diritto dei cittadini e delle cittadine alla gratuità della tutela previdenziale e socio-assistenziale, la Legge di stabilità 2016 ripropone una diminuzione di 48 milioni per ciascun anno del prossimo triennio che, sommati ai 35 milioni definiti dalla scorsa finanziaria, e ad altri 35 che andrebbero a incidere sull'attività già svolta, raggiungono la cifra di 284 milioni, pari a quasi il 70% del fondo complessivo di un anno destinato a questi istituti", prosegue la nota dell'Inca.

"Una vera e propria stangata, che si aggiunge al tradimento di una promessa mancata, da parte del Governo, di una riforma per la riorganizzazione del sistema dei patronati, di cui ancora non c’è traccia. Il sacrificio, già imposto lo scorso anno, era infatti condizionato all'emanazione di decreti applicativi, da varare entro il 30 giugno, attraverso cui l'esecutivo si era impegnato a valorizzare e ad ampliare il ruolo e la funzione dei patronati, senza richiedere ulteriori sacrifici", continua l'Inca.

La riforma non è arrivata e, ancora una volta, si vuole infliggere un altro duro colpo alle già difficili condizioni di lavoro di questi istituti. Un accanimento che sembra voler seguire un'impostazione punitiva nei confronti dei patronati e, soprattutto, nei riguardi dei cittadini, lasciati soli e in balìa di un mercato privato, che offre servizi onerosi e senza regole. Come a dire, 'te la faremo pagare cara', appunto", aggiunge il patronato Cgil.

"L'Inca non ci sta! È un gioco al massacro inaccettabile e sbagliato che deve essere interrotto. Se ciò non avverrà, il Governo si renderà responsabile di un sopruso, che ricadrà inevitabilmente sui milioni di persone che ogni anno si rivolgono ai patronati per poter esercitare i loro diritti e ottenere le prestazioni previdenziali e socio assistenziali, previste dalle leggi. Per questo, è importante che i parlamentari, impegnati a votare gli emendamenti alla legge di Stabilità, si attivino affinché sia impedita una tale deriva", conclude il comunicato.