“Per cambiare il sistema previdenziale, per sostenere sviluppo e occupazione, per garantire futuro ai giovani”. Questi i motivi al centro della mobilitazione nazionale della Cgil di oggi, sabato 2 dicembre, proclamata dopo l’esito del confronto con il Governo sul tema della previdenza, considerato “insufficiente”.

Sono cinque le manifestazioni organizzate dalla Confederazione con lo slogan “Pensioni, i conti non tornano!”. A Roma a partire dalle 9.00 il concentramento ha incominciato ad affollarsi in piazza della Repubblica, da dove alle 10 parte il corteo fino a piazza del Popolo. A Torino il concentramento è alle ore 9.30 a Porta Susa e si arriva in piazza San Carlo. A Bari si sfila da piazza Massari, ore 9.30, a piazza Prefettura. A Palermo da piazza Croci a piazza G. Verdi alle 8.30 e a Cagliari da viale Regina Elena a piazza Garibaldi, a partire dalle 9.30. A concludere tutte le iniziative è il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, che alle ore 12.30 prende la parola dal palco della Capitale, in collegamento video con le altre città.

"Bellissime manifestazioni, cortei partecipati - ha detto il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli dalla piazza di Bari -. Ci sono tanti giovani. E questo ci dà la carica e la voglia di continuare questa battaglia, fino al raggiungimento di impegni concreti da parte del governo". "Per il mezzogiorno questa mobilitazione ha un significato particolare e maggiore - ha invece affermato Walter Schiavella, segretario della Camera del lavoro di Napoli -  Perché nella legge finanziaria non s'inverte affatto la rotta. Se gli interventi sulle pensioni non rispondono alle domande di giovani e donne, questo nel sud è ancora più vero. Abbiano bisogno di risposte nette e forti". Michele Azzola, segretario generale della Cgil Roma e Lazio, dal palco di Piazza del Popolo ha poi detto: “È una manifestazione per i giovani, perché i giovani una pensione non l'avranno mai. Al governo diciamo: smettetela di occuparvi di giovani, perché i giovani hanno deciso di difendere la loro dignità con noi in un paese sempre più povero. Questa è l'Italia vera, quella rappresentata in queste bellissime piazze”.

A Palermo il corteo si è mosso da piazza Croci per raggiungere piazza Verdi dove è allestito il palco dei comizi. Interverrà il segretario confederale nazionale, Maurizio Landini. "Visto che la Camera nelle prossime settimane si appresterà a discutere e a votare chiediamo di produrre dei cambiamenti e dei miglioramenti sulla pensione e su altri temi. Perché il nostro giudizio non è negativo solo sulle pensioni". Lo ha detto all'Adnkronos Maurizio Landini. "Da qui lanciamo un messaggio a tutte le forze politiche - dice ancora Landini - Siccome tra qualche mese saremo in campagna elettorale, diciamo con chiarezza che per noi qualsiasi governo ci sarà deve sapere che la questione delle pensioni e della modifica della Legge Fornero è un punto centrale, su cui il sindacato e i lavoratori non hanno alcuna intenzione di rinunciare".

 

"Basta promesse, più diritti". E' la scritta che compare sul cartellone della Cgil, che stamattina, intorno alle 9.30, si è mobilitata a Torino con migliaia di persone che hanno sfidato freddo e neve, marciando in corteo per le vie del centro. "Per cambiare il sistema previdenziale, per sostenere sviluppo e occupazione, per garantire futuro ai giovani". "Siamo un sindacato e scendiamo in piazza perché c'è una differenza tra le cose promesse, le cose concesse e le cose che ci lasciano fare", dice Massimo Pozzi, segretario Cgil Piemonte.

 

A Bari ci sono lavoratori, studenti e pensionati tra i 30mila che, secondo gli organizzatori, stanno sfilando nel corteo. Sono arrivati da Basilicata, Campania, Calabria e da tutta la Puglia. "Parte da Bari - ha detto il segretario della Cgil Puglia, Pino Gesmundo - la riposta del Mezzogiorno rispetto alle politiche economiche sbagliate del governo". "Non si risolvono i problemi del Mezzogiorno - ha aggiunto - solo con la decontribuzione e qualche sussidio. Abbiamo bisogno di un progetto vero di sviluppo. Le famiglie continuano a impoverirsi". "La manifestazione di oggi - ha proseguito - parla anche ai giovani, e della necessita' di costruire una prospettiva previdenziale che riconosca la loro particolare condizione di lavoro". "Cosi' come - ha concluso Gesmundo - penso che il governo debba riconoscere il lavoro di cura delle donne che, con il loro lavoro sociale, riempiono i vuoti di welfare dello Stato".

In cinquemila nelle strade di Cagliari. In corteo tanti pensionati giunti con 38 pullman da ogni provincia dell'isola. Una marcia di colori e suoni: centinaia di bandiere e palloncini rossi nel corteo. In testa i "tumbarinos di Gavoi" con i caratteristici tamburi, poi tanti over 60 ma anche migranti e giovani. Grande risposta alla chiamata della Cgil Sardegna alla mobilitazione nazionale a sostegno delle proposte del sindacato. “Il governo - spiega all’Ansa Franco Martini, della segreteria nazionale - aveva assunto un impegno, quello di aprire una seconda fase sul sistema della previdenza. Avevamo chiesto più garanzie per i giovani e flessibilità per donne e in uscita. Non abbiamo però ottenuto nessuno risultato apprezzabile, solo poca chiarezza sulla flessibilità. Una vertenza chiusa con il governo, ora vediamo cosa succede in Parlamento: non si parla solo di pensioni, ma anche di lavoro". "E' una manifestazione - spiega il segretario generale della Cgil sarda, Michele Carrus - che unisce previdenza, lavoro e welfare: si mandano i nonni a lavorare, si costringono i giovani a scappare. E la Sardegna si spopola. Bisogna unire le politiche per una previdenza giusta ad efficaci politiche per il lavoro".

 

Froneri e Castelfrigo sono “due vertenze con un tratto comune: l’arroganza dei padroni, l’arroganza della Froneri che con un tratto di penna che cancella aziende per fare profitti. L’arroganza della Castelfrigo che si sbarazza di 70 soci lavoratori di una falsa cooperativa”. Con queste parole Umberto Franciosi, della Flai Emilia Romagna, ha raccontato dal palco di Roma le due vertenze di Modena e Parma. “La Froneri, controllata dalla Nestlé – ha detto Franciosi -, ha deciso di chiudere lo stabilimento di Parma, dove si facevano i gelati Motta, buttando per strada 250 lavoratori. Senza prendere in considerazione il ricorso alla cassa integrazione e un piano sociale”. “La Nestlé – incalza Franciosi - ha fatto fare il lavoro sporco alla Froneri. La Flai ha piantato la sua tenda rossa davanti alla fabbrica. Mercoledì 29 siamo andati in Svizzera nella tana del lupo della Nestlé. Non abbiamo paura. Abbiamo coinvolto il sindacato europeo. Se non si trovano soluzioni diverse continueremo la nostra lotta”. In quanto al caso Castelfrigo, prosegue Franciosi, “i lavoratori delle false cooperative pagano, e paga la collettività. I lavoratori degli appalti della Castelfrigo hanno detto basta: fin da febbraio 2016 rivendicano un corretto contratto nazionale e dignità. Questi 70 lavoratori sono in sciopero a oltranza da ottobre, nell’indifferenza dei media nazionali, forse perché hanno la pelle scura, forse perché sono immigrati?” E conclude: “In queste due vertenze non molleremo l’osso: queste due imprese devono essere chiamate alle loro responsabilità. Modena e Parma sapranno come reagire. Se Confindustria continua a non parlare e a isolare queste aziende, non ci resta che reagire, anche proclamando lo sciopero generale nei territori. La Flai e la Cgil non lasceranno soli i lavoratori Froneri e Castelfrigo”.

VOCI E VOLTI DAI CORTEI 

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LE RIVENDICAZIONI
Le rivendicazioni per le quali si scende in piazza, come si legge nel volantino, sono “bloccare l’innalzamento illimitato dei requisiti per andare in pensione, garantire un lavoro dignitoso e un futuro previdenziale ai giovani, superare la disparità di genere e riconoscere il lavoro di cura, garantire una maggiore libertà di scelta ai lavoratori su quando andare in pensione”. E ancora, “favorire l’accesso alla previdenza integrativa” e “garantire un’effettiva rivalutazione delle pensioni”. Ma le motivazioni della mobilitazione non si fermano alla previdenza, il sindacato di corso d’Italia chiede anche di “cambiare la legge di bilancio per sostenere lo sviluppo e l’occupazione”, di “estendere gli ammortizzatori sociali”, di “garantire a tutti il diritto alla salute” e di “rinnovare i contratti pubblici”.



INCONTRI ALLA CAMERA E AL SENATO
Nei giorni scorsi su questi temi il sindacato ha incontrato i gruppi parlamentari di Camera e Senato. “Abbiamo registrato attenzione da parte di tutti – ha osservato il segretario confederale Roberto Ghiselli – nei confronti delle proposte e delle valutazioni espresse dalla nostra organizzazione. Attenzione che ora deve essere trasformata in atti parlamentari concreti per migliorare i contenuti dell'emendamento presentato dal governo, superando i suoi limiti evidenti”. Il dirigente sindacale sottolinea che “le convergenze sono state significative, da parte di alcuni gruppi sull'insieme delle proposte, da altri su punti specifici”.

I DATI INPS 
Intanto "i dati Inps confermano le nostre previsioni e dimostrano che i rilievi critici da noi avanzati erano fondati. Si intervenga con urgenza in legge di bilancio per modificare le procedure e i vincoli per accedere all'Ape sociale e alle prestazioni per i precoci", aggiunge il segretario confederale in seguito alla diffusione da parte dell’Istituto nazionale di previdenza sociale dei dati del primo monitoraggio sull’accoglimento delle domande per l’accesso all'Ape sociale e al pensionamento anticipato per i lavoratori precoci. “Le percentuali di domande accolte, 39% per l’Ape e 34% per i precoci, impongono un intervento, a meno che non si voglia scientemente impedire la reale fruizione di questi strumenti per poter dire di aver prorogato, con le stesse risorse, gli interventi anche per il 2019. “In effetti – sottolinea il dirigente sindacale – questo scenario è quello che si può evincere dalla proposta presentata dal governo al sindacato, ma sarebbe un vero imbroglio". Per Ghiselli inoltre “è facile prevedere che gli stessi problemi si presenterebbero anche per l'ammissione al blocco dell'innalzamento dei requisiti per la pensione previsto per i lavori gravosi”, in quanto “quei criteri e quei vincoli escluderanno una parte significativa della platea. Anche su questo quindi – aggiunge in conclusione – sarebbe consigliabile intervenire urgentemente, perché le incongruenze sono evidentissime. E a noi non piace dire, a danni fatti, che avevamo ragione. Anche per questo domani saremo in piazza".

aggiornato alle 13:09