La mostra “I lavoratori del cibo. Un racconto attraverso fotografie, parole e documenti” è una delle iniziative curate dalla Cgil milanese e dal suo archivio storico, in occasione di Expo 2015. Inaugurata a dicembre alla presenza delle autorità cittadine è visitabile presso il Museo del Risorgimento fino a giovedì 16 aprile 2015, per trasferirsi poi, in occasione del Primo maggio, nelle sale della Camera del lavoro del capoluogo lombardo.

Il percorso espositivo affronta in chiave storica il tema dei mestieri della campagna, delle condizioni di vita e di lavoro, dell’acquisizione dei diritti attraverso le battaglie sindacali e, infine, del processo di motorizzazione e innovazione delle zone rurali. È un percorso alla riscoperta dell’identità culturale lombarda che recupera le tradizioni, i mestieri tipici delle cascine milanesi (famigli, bergamini, cavallanti, om de’ fer, braccianti e mondine) e le battaglie condotte dal sindacato per garantire ai lavoratori un’esistenza dignitosa.

Una mostra sulle vicissitudini di una delle categorie di lavoratori tra le più numerose e combattive del secolo scorso, con un intento culturale: recuperare la storia del lavoro, che è oggi più che mai un fondamentale strumento di analisi della società e delle identità collettive e individuali. La rappresentazione dei “produttori” del cibo, ha posto rilevanti questioni di metodo e imposto una selezione tra i molti aspetti e le vicende delle campagne milanesi nel secondo dopoguerra.

Ne è risultato un percorso scandito in cinque sezioni espositive, che richiamano temi indispensabili per comprendere la storia delle campagne e la sua evoluzione nel tempo: le condizioni di vita e di lavoro, intrecciate e indivisibili; un mondo del lavoro segnato dalla separazione tra salariati fissi e braccianti avventizi precari, come si direbbe oggi; le battaglie per ottenere diritti e sicurezza, il progresso tecnico nella produzione; la perdita di importanza del settore primario e l’universalità del lavoro agricolo nelle diverse parti del mondo.

Il materiale esposto, sia fotografico sia documentale, è inedito e inesplorato e pertanto in linea con l’intento di riscoprire un patrimonio storico e culturale di grande importanza. La documentazione proviene dall’Archivio del Lavoro-Cgil Milano e in particolare dal fondo del fotografo Silvestre Loconsolo e dalle carte della Federbraccianti Cgil Milano.

Per completare il mosaico, a rappresentazione e comprensione di questo settore, si sono realizzate interviste a “lavoratori del cibo”: contadini, mungitori, sindacalisti e imprenditori agricoli, hanno dato voce ai protagonisti di oggi e di ieri, perché il settore agricolo, benché ridimensionato rispetto a un tempo, gode oggi di un rinnovato interesse. Ulteriori testimonianze video sono dedicate alla vita in campagna e provengono dall’Archivio storico Same e dall’Archivio etnografico di storia sociale della Regione Lombardia. All’impianto generale si aggiungono un filmato realizzato dallo Spi Cgil Milano, sull’alimentazione corretta e sostenibile, e alcuni attrezzi tipici provenienti dal Museo contadino della Bassa Pavese.

I documenti e le fotografie esposte in mostra raccontano una storia che non è patrimonio della sola Cgil, ma dell’Italia intera. Un’Italia che le giovani generazioni conoscono attraverso i libri di storia, ma che fino a pochissimi decenni fa costituiva lo scenario naturale dei nostri nonni, se non dei nostri genitori, vera forza motrice di una nazione ansiosa di riscatto dopo il trauma della guerra. Si descrivono, così, le varie forme di organizzazione sociale, le tipologie dei contratti agricoli, i modelli famigliari, sottolineando in particolare lo stretto rapporto tra economia e aggregato domestico.

Così, se nella Bassa Pianura, irrigua e fertile, con aziende di medie e grandi dimensioni, dove i rapporti sociali si basano sul lavoro salariato di uomini e donne, si diffonde la famiglia nucleare; nell’Alto Milanese, dove la terra asciutta e poco redditizia è organizzata in realtà più piccole, prevale e prevarrà per lungo tempo un assetto basato sulla famiglia allargata, in cui i tanti figli devono contribuire con il lavoro industriale e dei campi al bilancio comune.

Particolare attenzione viene poi dedicata al progressivo processo di sindacalizzazione dei lavoratori della terra. Le drammatiche condizioni igienico-sanitarie; lo scarso apporto calorico; la discrezionalità dei patti colonici, soprattutto per gli obbligati e gli stagionali, e la sottoccupazione non sostenuta da alcun sussidio innescano un ampio ciclo di mobilitazioni – braccianti e mondine in testa – e di lotte sindacali coordinate dalla Federbraccianti, che, cominciate agli inizi del secolo scorso, porteranno alla fine degli anni settanta, a conquiste fondamentali: dall’assegnazione nel 1960 di case ai lavoratori agricoli, che possono così lasciare le cascine, alla parità salariale tra uomini e donne, raggiunta con il Patto collettivo, firmato significativamente l’8 marzo 1963; dal contratto nazionale di lavoro all’introduzione del tempo indeterminato, all’equiparazione dei trattamenti assistenziali e previdenziali dell’agricoltura con quelli del settore industriale.

Infine, la visione dei 32 pannelli tematici ci restituisce l’immagine, a tratti poetica, di quel mondo rurale ormai scomparso, che oggi sopravvive nei musei contadini, nei racconti tra generazioni, nei canti, nelle fotografie e nei libri. Il catalogo, corredato da un’introduzione storica di Fiorella Imprenti e Debora Migliucci, risponde alla volontà di valorizzare un patrimonio storico e culturale di grande importanza. Carte ingiallite degli archivi si mescolano con fotografie in bianco e nero di Silvestre Loconsolo; immagini di tecnologie e trattori con riviste di categoria; volantini della Federbraccianti con le pubblicità aziendali. Materiale e informazioni aggiuntive sono presenti sul sito dedicato alla mostra.

*Direttrice Archivio del Lavoro