I lavoratori dello stabilimento Ilva di Genova, riuniti questa mattina (6 novembre) in assemblea, hanno deciso l'occupazione della fabbrica e il blocco della produzione a oltranza per protestare contro il piano industriale presentato dal gruppo Am Invest Co, che non riconosce l'accordo di programma del 2005 che prevedeva la chiusura degli impianti a caldo in cambio del mantenimento dei livelli occupazionali e salariali.

"La situazione è grave - ha spiegato ad Askanews il segretario genovese della Fiom Cgil, Bruno Manganaro - perché a Roma stanno cercando di scipparci l'accordo di programma. Ci stanno fregando e noi questa cosa non possiamo accettarla". All'esterno dello stabilimento è stata montata una tenda rossa ed è stato allestito un presidio permanente dei lavoratori in sciopero, che questa mattina stanno dando vita ad un corteo nel ponente di Genova. Il piano industriale presentato da Am Invest Co prevede 4 mila esuberi a livello nazionale, di cui 600 solo per lo stabilimento di Cornigliano.

L'iniziativa di questa mattina dei lavoratori di Genova di occupare lo stabilimento dimostra che la Fiom non è isolata. I lavoratori sono gli unici che possono isolare la Fiom, ma con la mobilitazione di oggi dimostrano esattamente il contrario”, hanno detto Francesca Re David e Rosario Rappa, rispettivamente segretaria generale e segretario nazionale della Fiom Cgil.

Per i metalmeccanici Cgil, “è necessario che il ministro Calenda riveda la sua scelta di non convocare al tavolo sull'accordo di programma tutti i soggetti firmatari. Non è sufficiente aver congelato il procedimento ex articolo 47 per avviare il confronto. La vertenza per la cessione del gruppo Ilva non è un fatto tecnico tra governo, azienda e sindacati: è un confronto da cui dipendono occupazione, produzione industriale e risanamento ambientale”. Il tavolo tecnico sulla vertenza è stato riconvocato per il 9 novembre per analizzare il piano industriale, e il 14 novembre per quello ambientale.