Sono riprese le ricerche dell'operaio disperso da ieri, precipitato con la cabina di una gru in mare, dopo che un tornado ha investito lo stabilimento dell'Ilva di Taranto. Ma la situazione è drammatica: i sommozzatori dei vigili del fuoco non hanno ancora ritrovato neppure la cabina dell'impianto. Sulla città continua ad imperversare un vento fortissimo; ieri, quando si è abbattuto il tornado per pochi minuti, il vento ha anche superato i 200 chilometri orari.

Intanto, l'azienda sta effettuando l'inventario dei danni strutturali subiti con il tornado. Nello stabilimento sono in corso incontri tra i responsabili dei reparti e i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) per fare il punto della situazione all'indomani del crollo del camino 79 delle batterie 1-2 del reparto Cokerie e dei danni provocati ad altri impianti. Sono 24 i lavoratori rimasti feriti (20 dei quali curati nell'infermeria dello stabilimento).

Alle 7 è iniziato lo sciopero proclamato da Fiom, Fim e Uilm, in occasione dell'incontro di oggi, 29 novembre, ore 15.00, a palazzo Chigi tra governo, parti sociali e amministratori locali. I lavoratori del gruppo saranno in sciopero per otto ore, ma non raggiungeranno Roma dove inizialmente era prevista una manifestazione. Causa dell'annullamento, come hanno spiegato le segreterie nazionali di Fiom, Fim e Uilm il tornado di ieri, “che ha avuto come conseguenza decine di feriti e un disperso oltre a ingenti danni nello stabilimento e sul territorio tarantino".

Sull'incontro di oggi le aspettative sono molto forti. Il sindaco di Genova, Marco Doria, ha scritto una lettera al presidente del consiglio Monti nella quale chiede che l'incontro diventi “decisivo per un'assunzione di responsabilità da parte del governo e dell'azienda”. “Si tratta – dice Doria - del destino di migliaia di lavoratori a livello nazionale, di cui 1760 operano nello stabilimento Ilva di Genova”. Doria sottolinea poi che “anche questa vicenda ha portato allo scoperto un indebolimento progressivo del sistema industriale del paese nel corso degli ultimi anni e ha evidenziato inerzie sul tema ambientale da parte dei soggetti istituzionali e delle aziende. Sono in gioco diritti fondamentali quali il diritto al lavoro e il diritto alla salute, che - scrive il promo cittadino genovese - non possono essere contrapposti e che sono giustamente sottolineati in eguale misura nella nostra Costituzione. La chiusura dello stabilimento di Taranto non consentirebbe la indispensabile bonifica ambientale e lascerebbe un deserto inquinato. Ilva è un pezzo fondamentale della nostra industria: fermare la produzione dell'acciaio significa arrecare un duro colpo all'intero sistema industriale del paese”.

Al centro del dibattito, anche al tavolo di oggi a Palazzo Chigi, ci sarà la proposta della Fiom di un ruolo diretto del pubblico nella gestione dell'azienda. Le tute blu della Cgil chiederanno al governo “di avanzare un prestito e, magari in via transitoria, prevedere una presenza dello Stato all'interno dell'azienda, per avere un ruolo di garanzia sugli investimenti”. Lo ha detto il segretario generale della Fiom Maurizio Landini intervenendo ad un dibattito organizzato da MicroMega. Landini ha evidenziato che “per prima cosa bisogna applicare la nuova Aia per vincolare in tempi rapidi gli investimenti da fare”. Ma oltre a questo è necessario “se si vuol dare continuità all'attività anche una presenza transitoria dello stato all'interno dell'impresa perché, in questo momento, in quella famiglia lì chi ha meno problemi è agli arresti domiciliari”.

E su questo tema è da registrare la posizione di un imprenditore come Carlo De Benedetti che si spinge addirittura oltre e parla di sequestro per risanare. “Farei un sequestro conservativo, ridurrei la capacità produttiva e aggiornerei l'impianto. Poi direi ai Riva 'prendi l'impianto e paga o altrimenti lo vendo'”.