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Dal servizio tributi all'attività di giardinaggio, dal trasporto defunti alla raccolta di rifiuti, dalla manutenzione di strade e uffici alla cura del decoro urbano. L'utilizzo dei voucher nella Pa e, nello specifico in decine di Comuni del paese, intacca ormai diversi aspetti della macchina amministrativa. Non più soltanto gli aspetti "residuali" ma entrando nei delicati gangli amministrativi.
Nel corso degli ultimi anni, infatti, l'incrocio di due fattori ha determinato un vero e proprio boom dei buoni lavoro all'interno della Pa. Quali? La liberalizzazione dell'utilizzo dei buoni lavoro anche nel pubblico con il Jobs Act e il protrarsi pluriennale del blocco del turn over nelle amministrazioni pubbliche. Da questo scontro di fattori, conditi da una furbizia amministrativa strettamente correlata a un progressivo processo di svilimento del lavoro, anche nella Pa si registra una crescita esponenziale dell'uso dei voucher.
Su Rassegna è stato già raccontato il caso del Comune di Assisi, con la selezione pubblica per personale - extracomunitari esclusi - da retribuire con buoni, e, più complessivamente, in un articolo che delinea l'utilizzo senza freni dei buoni lavoro negli enti locali. Ma, al netto delle dichiarazioni di intenti - a partire da quelle del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, su un freno all'uso disinibito di questo buono dal valore di 7,50 euro netti l'ora - in tante amministrazioni pubbliche continua a crescere e a incancrenirsi il ricorso allo strumento.
E se dalla Fp Cgil Lombardia arrivano timori sul probabile nuovo utilizzo di voucher nel segmento della raccolta rifiuti, le cronache riportano il caso del Comune di Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, che a inizio settembre ha emesso un bando per – si cita testualmente – “l'affidamento di n. 2 incarichi di supporto temporaneo al Servizio Tributi mediante l'istituto del lavoro occasionale accessorio retribuito con buoni lavoro (voucher)”. Con queste delicate mansioni: “… svolgimento delle seguenti attività: attività propedeutica al controllo tributario; inserimento denunce, controllo versamenti, analisi tra le diverse banche date interne ed esterne all'Ente ...”.
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La Fp Cgil - territoriale, emiliano-romagnola e nazionale - ha fatto così subito rilevare elementi critici sia sulle modalità di retribuzione “sia soprattutto, sulla palese inopportunità di affidare un incarico che prevede l'accesso a banche dati "interne ed esterne all'amministrazione" a soggetti che non saranno in alcun modo tenuti ai vincoli di riservatezza imposti invece ai dipendenti pubblici”. Non solo quindi il risparmio retributivo sulla pelle dei lavoratori, non solo il processo di svilimento del lavoro, ma anche una imprudenza che è quella di affidare, in questo caso ma come in tanti altri nel paese, la gestione di dati sensibili a soggetti non vincolati alla riservatezza richiesta ai lavoratori pubblici. Da queste ragioni la richiesta della Funzione Pubblica Cgil all'Anci Nazionale, e nel caso specifico all'Anci Emilia-Romagna, “di attivarsi al fine di evitare che l'abuso dell'utilizzo dei voucher crei, anche nella Pubblica Amministrazione, e soprattutto nei Comuni, situazioni di lavoro sottopagato, di svilimento e di demotivazione in coloro che si trovano costretti ad accettare”.
Della deriva dell'utilizzo dei buoni lavoro ne abbiamo parlato con Marta Fana, dottoranda di ricerca in economia presso l'Istituto di studi politici di Parigi e studiosa delle dinamiche del mercato del lavoro. “Con gli ultimi dati forniti dall'Inps - spiega Fana (qui la video intervista) - è sempre più chiaro che l'occupazione in Italia non tanto aumenta ma si trasforma. Continua la crescita progressiva del ricorso ai voucher e, allo stesso tempo, si comincia ad avere consapevolezza dell'utilizzo dei buoni lavoro nelle pubbliche amministrazioni”. Fana sottolinea proprio il caso di Cavriago: “Oggi abbiamo situazioni eclatanti in cui i voucheristi svolgono funzioni di controllo dell'amministrazione. Un fatto che crea problemi non solo connessi all'impatto del blocco del turn-over nelle Pa ma che produce uno scollamento vero e proprio tra contratti di lavoro e il patto alla base tra i dipendenti pubblici e lo Stato”.
A dare una lettura complessiva del fenomeno è Gianluca De Angelis, ricercatore presso l'Ires Cgil Emilia-Romagna ed esperto del fenomeno: "Se con il ricorso ai voucher si celava prima una subordinazione completamente svincolata dalle prerogative contrattuali - afferma -, con il caso del comune di Cavriago c'è un elemento in più: la mancanza di quella fedeltà all'amministrazione, prevista dai contratti e non dal ricorso ai voucher, cruciale nella gestione di dati sensibili che riguardano i cittadini tutti". In più, fa notare De Angelis, c'è un elemento (non tanto) paradossale. "Con il ricorso ai voucher da parte dei comuni - spiega il ricercatore - stiamo registrando una reinternalizzazione di servizi, come quelli di giardinaggio e manutenzione, che prima erano appaltati esternamente a cooperative o piccole imprese. È però la peggiore internalizzazione possibile. Una situazione che ci porta a dire, rispetto a quanto stiamo registrando: meglio l'outsourcing, dove almeno c'è un contratto, che internalizzare senza davvero 'includere'”.
Infine, “scarsa trasparenza”. È l'elemento che fa notare il segretario nazionale della Fp Cgil, Federico Bozzanca: “La nostra preoccupazione - osserva il dirigente sindacale - è che casi simili a quello di Cavriago possano diventare ordinari, tutto a discapito delle condizioni di lavoro e degli stessi servizi”. Cavriago spiega dunque perché è importante l'impegno della Cgil sulla Carta dei diritti universali del lavoro e, nello specifico, sulla raccolta firme, ben oltre il milione, per un referendum che abroghi lo strumento del voucher.