Più sicurezza sul lavoro, più prevenzione e più formazione. È quanto chiedono i metalmeccanici del Veneto, che oggi (martedì 27 febbraio) si fermano per un'ora di sciopero. Lo stop sarà prevalentemente collocato a fine turno, in molte aziende sarà accompagnato da assemblee. A seguire, giovedì 22 marzo è già in calendario un attivo regionale dei Rappresentanti alla sicurezza e delle Rsu del settore “per sollecitare l’attenzione delle istituzioni locali e degli organi preposti al controllo e alla vigilanza, e richiamare alle proprie responsabilità le imprese”.

Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil del Veneto hanno indetto lo stop dopo l’ennesima tragedia sul lavoro di cui è rimasto vittima il 22 febbraio scorso il 35enne Andrea Ponzio, operaio manutentore delle acciaierie Beltrame di Vicenza, colpito dallo scoppio di una tubatura ad alta pressione. Una morte che segue di 20 giorni quella di Maurizio Cossu all’acciaieria Aso di Vallese (Verona). "Due giovani vite stroncate" dicono i sindacati: "Due famiglie distrutte di fronte al fatto, assolutamente inaccettabile, che di lavoro si può morire, come del resto evidenziano i dati drammatici resi noti dall’Inail che nel 2017 hanno segnalato in Veneto una media di due morti ogni cinque giorni lavorativi e 335 infortuni per ogni giornata di lavoro".

Per i sindacati sono "dati inaccettabili, lontanissimi dall’obiettivo 'infortuni zero' degno di un paese civile e di una cultura del lavoro che metta al centro la persona e la tutela della sua integrità". I metalmeccanici, che già hanno effettuato un primo sciopero regionale il 5 febbraio scorso, ritornano dunque in lotta con la proclamazione della nuova astensione dal lavoro. Il dito è puntato contro “l’aumento dei ritmi produttivi all’interno delle aziende”, ma anche contro i modelli “che parcellizzano il ciclo produttivo, con le esternalizzazioni, gli appalti e i subappalti”.

In Veneto il 2017 si è chiuso con 74.100 infortuni sul lavoro, di cui 91 mortali. Nella rilevazione per fasce d’età, colpisce il costante incremento di incidenti che si verifica tra i giovanissimi (+3,4 per cento) e tra i lavoratori più anziani (+5,2). I dati evidenziano che più del 20 per cento degli infortuni (pari a 15.202 eventi nel 2017 in Veneto) ha avuto come vittime ragazzi sotto i 25 anni (9.737 sotto i 20 anni): un alto livello di rischio per i giovani esposti alla precarietà, che si aggiunge alla più generale catena di eventi drammatici che funestano il lavoro nella regione.