Procedendo secondo un approccio analitico a cerchi concentrici, l’osservatorio non si propone solo di passare in rassegna il terziario nella sua complessità ma anche, e soprattutto, di ricostruire i confini della rappresentanza sindacale della Filcams, in questo caso dell’Emilia Romagna.

In un contesto economico fortemente penalizzato dalla recessione e ancora caratterizzato da alti livelli di disoccupazione, negli ultimi anni il terziario ha sempre più rappresentato un settore di traino per l’economia emiliano-romagnola, a fronte delle perduranti difficoltà dell’industria in senso stretto e soprattutto delle costruzioni. Nonostante la crisi, infatti, il peso del terziario è passato dal 65,4% del 2005 al 67,4% nel 2014 del valore aggiunto complessivamente prodotto in regione ed il peso occupazionale continua ad oscillare sopra il 64%: circa 2 occupati su 3 lavorano nei servizi. Ovviamente sono diverse le direttrici lungo le quali si muove il processo di terziarizzazione dell’economia e della forza lavoro con ricadute in termini retributivi e generazione di valore aggiunto molto divergenti. Ma quello che preme qui sottolineare è che a fronte della complessità del terziario privato, la Filcams rappresenta una larga quota di quest'ultimo: fatto 100 il lavoro dipendente privato, i settori potenzialmente afferenti alla Filcams ne rappresentano il 44,3% nel 2014, in crescita rispetto al 41% del 2008. E anche il sistema produttivo di riferimento non appare meno complesso: nel 2014 sono oltre 202 mila le imprese attive che rientrano nell’area di rappresentanza della Filcams, ovvero circa il 50% delle imprese attive in Emilia Romagna, raccogliendo 26 diversi rami di attività economica (secondo la classificazione Ateco 2007).

Il lavoro dipendente
Le informazioni derivanti dall’Inps evidenziano come all’interno del terziario privato il peso occupazionale dei settori afferenti alla Filcams raggiunga il 74%: circa 3 lavoratori su 4 nei servizi privati ricadono potenzialmente nell’area di rappresentanza della Filcams. Il dato indica con evidenza lo spazio di proselitismo sindacale di cui dispone la categoria ed introduce alcuni elementi di qualità occupazionale. In primo luogo, il livello occupazionale nei "settori Filcams” mostra maggiore resilienza alla crisi: se complessivamente l’occupazione dipendente in Emilia Romagna scende del 4,6% tra il 2008 ed il 2013, nei soli "settori Filcams” si assiste ad una crescita del 3% nello stesso periodo. Il 2013, però, segna anche per i "settori Filcams” una inversione di tendenza mostrando per la prima volta una variazione negativa (-2,1%) di pari intensità rispetto alla totalità del lavoro dipendente (-2,3%).

Da un punto di vista strettamente contrattuale, l’occupazione nei "settori Filcams” si mostra a più alta discontinuità: se sullo stock del lavoro dipendente il tempo determinato pesa per il 17,6% e lo stagionale per il 3,7%, nelle sole attività economiche “Filcams” l’incidenza sale rispettivamente al 23% e al 7,6% (2013). Nei settori del turismo, l’incidenza della stagionalità sale addirittura al 28% sul totale.

Oltre ad una più alta discontinuità contrattuale, la Filcams deve confrontarsi con una forza lavoro organizzativamente più frammentata. Il part time risulta molto più diffuso dentro i confini settoriali della rappresentanza Filcams (il 39,5% a fronte del 26,2% del totale dipendente) e soprattutto relativamente alla componente femminile (51,7% a part time a fronte del 42,3% del totale). La più alta quota di donne nei settori “Filcams” (il 56% a fronte del 45% della totalità del lavoro dipendente) si traduce dunque in una maggiore discontinuità e frammentazione contrattuale. Anche una lettura in dinamica, mostra come a crescere negli anni della crisi sia soprattutto il lavoro part time, con un ritmo nei "settori Filcams" doppio rispetto a quello registrato per la totalità del lavoro dipendente.

Rimanendo sempre nell’ambito del lavoro dipendente, si scorge come la forza lavoro nei settori afferenti alla Filcams si distingua per una maggiore incidenza della forma cooperativa di impresa. Se nella totalità del lavoro dipendente in Emilia Romagna (fonte Smail) la quota di lavoratori impiegata in cooperative supera di poco il 16%, nel terziario Filcams va oltre il 20%, con punte rilevanti nel settore delle pulizie e delle attività culturali.

Retribuzione
Chi lavora nei settori Filcams ha una retribuzione annua di oltre il 23% inferiore alla media regionale, solo parzialmente spiegata dalla discontinuità contrattuale. La retribuzione giornaliera nei settori considerati risulta infatti manifestamente inferiore alla media regionale (-16%), con situazioni differenziate a seconda dei comparti di attività: negli alberghi e ristoranti e nei servizi alle famiglie, per esempio, le retribuzioni giornaliere medie sono addirittura più basse di oltre il 30% rispetto alla media regionale.

Oltre al fattore contrattuale, l’altro elemento particolarmente impattante sul livello retributivo è il genere. L’alta presenza della componente femminile, dunque, oltre a tradursi in discontinuità contrattuale porta con sé i differenziali strutturali dei livelli retributivi mostrando un mercato del lavoro ancora fortemente discriminante non solo nella sua connotazione quantitativa (bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro) ma anche nella sua espressione qualitativa. Tutti i settori mostrano un gap retributivo di genere di oltre il 30% in tutti gli anni. Paradossalmente i “settori Filcams” registrano un gap leggermente al di sotto della media regionale ma più per un peggioramento retributivo della condizione maschile che per un miglioramento della condizione femminile.

Il lavoro domestico
Nell’ambito del lavoro dipendente, l’area di rappresentanza Filcams intercetta una tipologia di lavoro peculiare: il lavoro domestico. In Emilia Romagna il numero di lavoratori domestici registrati all’INPS è pari a 86.640, ovvero il 9,2% del totale nazionale. I dati mostrano come sopra i 44 anni (il 55% del totale) i lavoratori domestici siano prevalentemente di genere femminile mentre per gli under 44 anni le quote maschili siano negli anni sempre più consistenti.

In Emilia Romagna quasi 6 lavoratori domestici su 10 provengono dall’Europea dell’Est sebbene negli ultimi anni le variazioni più dinamiche si siano riscontrate dall’Asia e dall’Africa. Dall’inizio della crisi si registra un movimento asimmetrico rispetto alla tipologia di rapporto: se nel 2008 le badanti rappresentavano il 23,2% e le colf il 71,5% del totale, nel 2013 i pesi si sono avvicinati registrando rispettivamente il 48,5% ed il 51,5%. Ancor più importante del rapporto di lavoro è il tempo lavorato ed il livello retributivo. In particolare, la nostra osservazione mostra come chi lavori più di 40 ore settimanali rappresenti circa il 20% del lavoro domestico del 2013 e, allo stesso tempo, chi abbia un retribuzione annua inferiore ai 12 mila euro superi l’80%, mostrando un evidente deficit retributivo compatibile solo con ampie quote di sommerso o lavoro irregolare.

Il mondo delle Partite IVA
La rappresentanza della Filcams, però, non incontra solo il lavoro standard ma, molto spesso, anche le diverse forme del mondo di lavoro autonomo a cosiddetta dipendenza economica. Proprio per questo si è scelto di introdurre nell’ultimo numero dell’Osservatorio una riflessione sulle partite Iva traendo informazioni dalla banca dati messa a disposizione dal Ministero della Economia e delle Finanze.

Negli ultimi 3 anni in Emilia Romagna si sono aperte in media ogni anno circa 38 mila nuove partite Iva, di cui 3 su 4 relative a persone fisiche. Tra queste circa il 60% sono state aperte in settori afferenti alla Filcams, in particolare nelle strutture ricettive turistiche e nelle attività professionali tecniche e scientifiche. Anche in questo caso è possibile affermare che i settori “Filcams” si distinguono per performance più dinamiche rispetto alla totalità, sia a livello regionale che a livello nazionale. Se è pur vero che a partire dal 2010 il numero di partite IVA risulta in calo, questi dati confermano come, nella sua attività di rappresentanza sindacale, di proselitismo, di pratiche contrattuali inclusive la Filcams deve necessariamente destreggiarsi in un tessuto occupazionale particolarmente frastagliato dove insieme a fette di lavoro subordinato convivono larghe porzioni di lavoro autonomo.

Il tesseramento sindacale
Nel 2014 gli iscritti alla Filcams in Emilia Romagna sono stati oltre 66 mila confermando il trend di crescita segnato dal 2011. Nonostante l’incremento annuale di oltre 1.100 iscritti, il 2014 mostra una brusca decelerazione della rapidità di crescita: se dal 2011 il tasso di sindacalizzazione cresce a ritmi superiore al 5% all’anno, nel 2014 l’incremento registra un +1,7%. Gli effetti depressivi della crisi sembrano produrre conseguenze non solo sul piano politico ma anche organizzativo del sindacato. Tale linea interpretativa appare rafforzata dall’analisi della natura dell’iscrizione al sindacato. L’incremento annuale è infatti spiegato totalmente dall’aumento di oltre 2 mila iscritti passati attraverso le pratiche di disoccupazione. Il dato evidenzia come in molti settori l’azione sindacale di rappresentanza e i servizi sindacali siano saldamente e strutturalmente connessi.

In media in Emilia Romagna il tasso di sindacalizzazione della Filcams nei settori ad essa afferenti è pari all’11,4%, con punte massime per Ferrara (oltre il 16%), lasciando intendere come esistano ancora ampi margini di crescita estensiva della rappresentanza di fronte ad un tessuto produttivo e occupazionale, però, al suo interno molto diversificato. 

* Ricercatori Ires Emilia Romagna.