Tutto ruota attorno ai contratti: rinnovi difficili, come quello dei metalmeccanici, il confronto avviato dai sindacati confederali con le organizzazioni delle piccole e medie imprese artigiane e delle libere professioni, il nuovo modello di relazioni industriali, elaborato da Cgil, Cisl e Uil, 'cornice' per i ccnl futuri, ma anche per definire forme e modi di partecipazione e rappresentanza all'interno del mondo del lavoro". Su questo, ha risposto stamattina a Italia parla, la rubrica di RadioArticolo1, il segretario confederale Cgil Franco Martini (ascolta il podcast integrale).

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“Non è casuale che le prime associazioni che hanno risposto alla nostra proposta siano state quelle che rappresentano settori e mondi del lavoro diversi da quello tradizionale della grande industria manifatturiera, di cui Confindustria vanta la massima rappresentanza: piccole e medie imprese, artigianato e terziario hanno condiviso l'approccio del documento unitario – ha esordito il dirigente sindacale –. La nostra proposta non parla solo all'industria, ma si rivolge a tutto il mondo del lavoro, indistintamente. Purtroppo, Confindustria continua a distinguersi come unica associazione che ancora non ha risposto e, come sappiamo, la motivazione ufficiale è l'appuntamento relativo al rinnovo della carica di presidente dell'associazione. Però, abbiamo motivo di temere che a viale dell’Astronomia siano rimasti spiazzati dalla proposta sindacale, e quindi, al momento sono ancora fermi, mentre il confronto va avanti e comincia a entrare nel merito proprio in questi giorni”.  

“Da parte confindustriale – ha proseguito l’esponente Cgil –, si continua a sostenere un'idea dell'assetto delle relazioni e soprattutto di un modello contrattuale che non abbiamo condiviso fin dall'inizio. Tra l'altro, tale modello vive su alcuni tavoli di rinnovi contrattuali molto significativi, come quello di Federmeccanica, e abbiamo motivo di ritenere che non sarà sufficiente eleggere un nuovo presidente - anche se è una condizione indispensabile -, ma bisognerà che Confindustria entri nell'ordine delle idee che un confronto non nasce solo se si aderisce alla sua proposta: possono anche bocciare interamente le idee che abbiamo elaborato unitariamente, però, da qui a non sedersi neanche al tavolo negoziale, beh, rischiano di rimanere isolati. Tutti stanno facendo partire le trattative, e a quel punto la notizia sarà proprio la scelta di autoisolamento di Confindustria. E lo stesso governo dovrà tenerne conto, visto che finora ha guardato a questa associazione come all’interlocutore principale delle parti sociali”.  

“Negli ambienti dell’esecutivo non avrebbero scommesso un centesimo sulla capacità dei sindacati di ritrovarsi assieme, e quindi, rispetto al copione che qualcuno aveva già scritto, non vi è ombra di dubbio che la nostra proposta rappresenti un fuori programma rispetto alla tabella di marcia governativa, anche se questo non significa che Renzi abbia rinunciato ai suoi proponimenti. Però, vi sono altri segnali di un diverso atteggiamento da parte del governo, vedi decreto sulla detassazione sul secondo livello di contrattazione. In quel caso, siamo riusciti ad avere un confronto, sebbene informale, con gli ambienti di Palazzo Chigi, e ciò è servito anche a modificare la nostra avversione iniziale sul decreto, dopo che sono state accolte parti significative delle considerazioni sindacali. La ritrovata unità sindacale su un terreno così importante è un elemento che ha scombinato un po' i giochi: ora Confindustria e governo devono esprimere la volontà politica di essere disponibili al confronto con noi”, ha continuato il sindacalista.  

“Sui tavoli avviati, il giudizio è positivo. Il nostro modello è ritenuto una buona base di partenza dai nostri interlocutori. Sull'architettura contrattuale, mentre il modello Confindustria, anzi Federmeccanica, prevede uno spostamento decisivo dell'asse verso il secondo livello, in particolar modo aziendale, depotenziando il ccnl, nel mondo della piccola e media impresa, dell'artigianato, e ancor di più nel terziario legato al mondo delle professioni, il rapporto tra i due livelli è considerato un rapporto vero: quindi, un ccnl vero, che esprima ed eserciti una funzione di tutela generale dei dipendenti di quel settore, e un secondo livello capace di guardare oltre la dimensione aziendale. Non è un caso, che nel mondo della piccola e media impresa e nei distretti dell'artigianato abbiamo già sviluppato esperienze di contrattazione territoriale e distrettuale. La nostra proposta rappresenta più fedelmente l’articolazione dell'economia italiana, ed è un primo approccio molto importante. Poi, è ovvio, ci sono altri temi significativi, come la formazione, l'esperienza di partenariato che la bilateralità è riuscita a costruire: saranno terreni di ulteriore approfondimento, mentre vi sono altri capitoli in cui dobbiamo inventarci qualcosa, ad esempio quello sulle regole, cioè la rappresentanza, dove è evidente che non è possibile esportare il Testo unico siglato con Confindustria, perché siamo in presenza di un mercato del lavoro e di un sistema d’impresa profondamente diverso”, ha aggiunto Martini.

“Con Confapi siamo all'inizio del confronto, ma abbiamo convenuto su un obiettivo: approdare ad alcune sintesi unitarie, e quindi anche a un’intesa, entro il Primo maggio: è chiaramente un riferimento simbolico, arrivare alla Festa internazionale del lavoro offrendo ulteriori strumenti positivi per la tutela e lo sviluppo, cioè accordi tra le parti che possano contribuire all'obiettivo della crescita economica e della qualificazione del lavoro. Entro metà aprile potremo fare un primo punto della situazione, per capire tempi e direzione di marcia del confronto”, ha specificato il segretario confederale.

“Al contrario, naviga in acque agitate il rinnovo dei metalmeccanici, con le imprese che rifiutano il confronto. Gli incontri svolti finora a quel tavolo hanno fatto capire che su alcuni temi ci sarebbe anche la possibilità di lavorare per sintesi condivise, come su welfare aziendale e formazione. Il nodo è sulla politica salariale: se Federmeccanica continua a rimanere ferma su una proposta che si traduce nel fatto che il ccnl dovrebbe destinare gli aumenti contrattuali solo al 5% della platea dei lavoratori, come si può parlare di rinnovo del contratto nazionale? Quella proposta costituisce un affossamento della funzione universale del ccnl; è il punto che blocca il negoziato, e va superato anche attraverso la mobilitazione della categoria, perché si somma ad altre situazioni altrettanto preoccupanti su altri tavoli complicati, quelli della grande distribuzione e della cooperazione di consumo, totalmente bloccati, e se poi aggiungiamo il pubblico impiego, siamo ancora in una situazione molto problematica. Diventa difficile pensare di proseguire un confronto sul rinnovo del modello contrattuale se non si chiudono i contratti, e la strumentalità delle posizioni emerge ancor di più se si pensa che la posizione iniziale di Confindustria - non si possono rinnovare i contratti, se non si ridefinisce il nuovo modello - è stata smentita dalle stesse associazioni affiliate. Firmando i rispettivi ccnl, Federchimica e Federalimentare hanno dimostrato, rinnegando la stessa Confindustria, che si può trovare una mediazione onorabile per tutti, ed è quindi incomprensibile che altre associazioni continuino a mantenere una posizione di chiusura: è chiaro che ciò comporta un’inevitabile mobilitazione di tutto il mondo sindacale”, ha concluso Martini.  

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