Il mercato del lavoro italiano è insicuro, dominato da contratti precari, e di conseguenza il Paese diventa ogni giorno più povero. A fotografare in maniera impietosa la situazione del nostro Paese è stata stavolta l'Ocse nel suo Employment Outlook 2018 pubblicato oggi, 4 luglio.

"Non sorprende che, dato l'ancora elevato tasso di disoccupazione e l'incidenza di contratti a termine, il livello d'insicurezza nel mercato del lavoro", cioè la probabilità di perdere il posto e restare senza reddito, "sia il quarto più alto tra i paesi Ocse”, scrive l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Prima dell'Italia, infatti, ci sono solo Grecia, Spagna e Turchia.

Ogni anno, rileva ancora l'Ocse, "tra l'1% e il 7% della forza lavoro dei paesi monitorato dall'Organizzazione perde il posto di lavoro per ragioni economiche. In alcuni paesi questi lavoratori riescono a trovare un nuovo posto di lavoro molto più rapidamente che altrove, suggerendo che politiche ben mirate possono fare la differenza. In particolare, intervenire subito dopo la notifica e prima dell'effettivo licenziamento è cruciale per minimizzare il tempo di ricerca di un altro lavoro". La creazione dell'Anpal (Agenzia nazionale politiche attive lavoro), sottolinea l'Ocse, "è stata un passo importante” ma l'Italia “deve continuare a investire nelle politiche attive".

La priorità, rileva l'organizzazione internazionale è "sviluppare una strategia d'intervento precoce per favorire il rapido reinserimento lavorativo”. Chi perde il lavoro deve potersi registrare al centro per l'impiego “appena ricevuta la notifica di licenziamento, anche prima della fine del contratto. Questa strategia sarà di più facile attuazione se l'erogazione del sussidio sarà legata all'avvenuta registrazione e a una ricerca attiva di un nuovo posto di lavoro".

Il tasso di disoccupazione, tra l'altro, è sceso all'11,2% nell'aprile 2018, ma rimane comunque il terzo più alto tra i paesi dell'Ocse e 4,6 punti percentuali sopra il livello del 2008".

In Italia, poi, c'è anche un problema relativo ai sussidi. Nel 2016, infatti, meno di un disoccupato su 10 riceveva il sussidio di disoccupazione, una delle percentuali più basse tra i paesi Ue. L'Employment Outlook 2018 spiega che ciò deriva dalla combinazione di un'alta percentuale di disoccupati di lungo periodo e di una durata massima del sussidio relativamente bassa. La percentuale di disoccupati coperti dal sussidio.

Non è un caso quindi se la povertà è aumentata: il 13,6% delle persone in età lavorativa vive in famiglie con un reddito inferiore al 50% del reddito medio. Erano il 10,7% nel 2006. Il divario occupazionale per i gruppi svantaggiati, come madri con figli, giovani, lavoratori anziani, stranieri e persone con disabilità parziali, sottolinea ancora l'Ocse, "è il quarto più alto tra i paesi Ocse ma è sceso un po' negli ultimi dieci anni. Il divario tra i redditi da lavoro di genere è anch'esso superiore alla media".