Siamo alla vigilia della “manovrina” che dovrebbe sistemare i conti pubblici lasciati in disordine dal governo Renzi nel 2016. Ma si parla sempre più diffusamente anche di una finanziaria lacrime e sangue che potrebbe vedere la luce nell'ottobre del 2017. “I nodi, insomma, vengono tutti al pettine – commenta, ai microfoni di RadioArticolo1, Gianna Fracassi, segreteria nazionale della Cgil –. Tanto che ci sarà di certo una manovra di 3,4 miliardi per correggere il deficit, che sicuramente vedrà un intervento sulle accise. Ma noi vorremmo che si evitassero ulteriori tagli, perché sarebbero veramente devastanti”.

Il sindacato di corso d'Italia, inoltre, vorrebbe che si intervenisse sul versante dell'evasione. “Dall'osservatorio sull'economia sommersa dell'Agenzia delle entrate – continua Fracassi – è emerso che ci sono 110 miliardi di evasione tra Irpef e contributi previdenziali e assistenziali. E, di questi, 8 miliardi derivano solo dal lavoro domestico. Le obiezioni che sono state avanzate da chi pensa che i voucher possano essere una diga al lavoro nero, quindi, sono completamente sconfessate”.

Eppure qualcuno vorrebbe proporre una Flat tax per i super ricchi che prendono casa o la cittadinanza in Italia. “La propaganda non si ferma mai – afferma la dirigente sindacale –. Io credo che dovremmo invece provare a mettere in atto un intervento di natura fiscale più complesso, basato sul principio dell'equità. Bisogna ripartire dai temi della progressività dell'intervento, che possa finanziare investimenti pubblici. A partire dalla patrimoniale”.

L'equità, però, è un concetto che in questo Paese sta scomparendo”, continua Fracassi, portando a esempio i dati del ministero del Tesoro, che certificano che i redditi italiani sono i terzultimi in Europa, con una flessione del reddito medio da lavoro dipendente e una crescita netta di quelli d'impresa e da lavoro autonomo. “I lavoratori scontano anche il mancato rinnovo dei contratti”, e il fatto che in questi anni c'è stata soprattutto “un'operazione di recupero di risorse ai danni dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Ma per redistribuire la ricchezza sul lavoro dipendente bisogna anche garantire la possibilità di rinnovare i contratti in tempo”.

La politica, intanto, si muove sempre nella stessa direzione. “Nella discussione sul prossimo Def e sulla legge di bilancio – conclude la segretaria confederale della Cgil – si continuano a percorrere delle strade che finora non hanno portato a nessun risultato sul versante occupazionale. L'idea è sempre la stessa, quella della decontribuzione, un meccanismo che non è costruttivo sul versante della crescita. Ed è soprattutto un notevole spreco di risorse, che non produce risultati. A crescere, infatti, sono solo i contratti a tempo determinato, mentre il calo della disoccupazione fa il paio con il numero degli inattivi. Ci sono sempre giovani che si rassegnano, che non cercano più lavoro. Per questo serve il coraggio di intraprendere un'altra strada. Bisogna ricominciare a parlare di investimenti pubblici in questo paese, e provare a indirizzarli su settori innovativi che possono determinare crescita e sviluppo”.