Sembra incredibile eppure nell'ultimo decennio il denaro contante in circolazione in Italia è cresciuto costantemente. Ci riempiamo la bocca di digital revolution, gig economye-commerce e tutto il resto, ma poi in realtà continuiamo a essere un paese terribilmente attaccato alle banconote, tanto che nel 2017 l'86% dei pagamenti è stato effettuato con denaro contante (fonte Osservatorio Community Cashless Society di The European House – Ambrosetti) e il nostro paese è risultato il primo tra i Big-5 dell’Unione europea per incremento del valore dei prelievi da sportelli Atm (+8,9% nel periodo 2008-2016, rispetto a +2,3% in Germania e a -0,6% nel Regno Unito). 

E quale è il problema? Beh, il problema c'è ed è anche bello grosso. Infatti, le principali attività criminali, dal narcotraffico all'usura, passando per evasione fiscale, lavoro nero, riciclaggio, etc., si fondano tutte sulle transazioni cash, che per loro natura sono molto più facilmente occultabili, rispetto a qualsiasi altro tipo di pagamento tracciato. Un problema di dimensioni enormi nel paese delle tante mafie, eppure, è di pochi giorni fa l'affermazione del ministro dell'interno e vicepremier Matteo Salvini che all'assemblea di Confesercenti ha dichiarato che "ognuno è libero di usare i soldi come vuole" e che, se fosse per lui, "non ci sarebbe nessun tetto all'uso del contante". 

Intanto il mondo, o almeno la sua parte più avanzata, va nella direzione esattamente opposta. Non solo il nord Europa, dove la cash-less society è un obiettivo ormai non molto lontano (la Svezia è il primo Paese al mondo con una incidenza del contante circolante sul Pil pari all’1,5%), ma anche negli Usa dove "in molti Stati ormai se provi a pagare in contanti chiamano lo sceriffo". A raccontarlo è Maurizio Testa, esperto di antiriciclaggio e uno dei due coordinatori del dipartimento nazionale legalità della Fisac, guidato dal segretario nazionale Maurizio Viscione.

Il sindacato dei lavoratori del credito della Cgil ha infatti assunto la battaglia per la riduzione dell'uso del denaro contante tra le sue priorità, tanto da promuovere un'iniziativa in collaborazione con le principali università di ogni regione del paese (da ultimo quella di Perugia). "Abbiamo lanciato un concorso di idee rivolto agli studenti di Economia - spiega Testa - che punta a promuovere progetti e soluzioni concrete per una drastica riduzione dell'uso di contante nel nostro paese. Il tutto nella convinzione che questo farebbe bene alla legalità e consentirebbe anche una forte riduzione di costi, visto che attualmente la gestione del denaro circolante (stampa, distribuzione, vigilanza, smaltimento ecc.) costa tra i 10 e i 12 miliardi all'anno". 


Antiriciclaggio, la parola agli studenti

Nella storia recente del Paese sono stati fatti vari tentativi di porre un tetto all'uso del contante. Il minimo storico si è toccato con il governo Monti, quando il limite era sceso a 999,99 euro, poi triplicato dal governo Renzi. E ora l'idea di Salvini di eliminare qualsiasi limite. "Sarebbe una follia - osserva Testa - un regalo all'economia illegale che vive proprio di contante. Al contrario, il nostro sindacato propone di portare il limite a 500 euro, una soglia più che sufficiente per le esigenze di qualsiasi persona onesta". Tra l'altro, nei prossimi mesi verrà attuata la decisione della Bce di interrompere la produzione di banconote da 500 euro, proprio per frenare gli usi criminali che questo "taglio forte" spesso soddisfa (una borsa ventiquattrore può contenere fino a 6 milioni di euro in banconote da 500).

Nel mondo anglosassone la chiamano già "war on cash", "guerra al denaro". E come in ogni guerra c'è chi sta dall'altra parte, in trincea (non solo Salvini). Per esempio, i difensori della privacy, che temono un eccesso di controllo da parte degli Stati sull'utilizzo che i cittadini fanno del proprio denaro. "Questo è un problema che certamente esiste - afferma ancora Testa - e, infatti, è uno degli stimoli che abbiamo dato agli studenti ai quali è rivolto il nostro concorso di idee. Però - conclude il sindacalista della Fisac - non si può pensare di mettere sullo stesso piano questo aspetto e gli enormi effetti negativi in termini di illegalità che l'abuso del contante produce nel nostro paese. Anche nell'ottica di perseguire, come ripete spesso il nostro segretario generale Agostino Megale, una buona finanza per questo Paese".  

D'altronde, come sostiene il professor Peter Sands della Harvard Kennedy School, uno dei massimi teorici della limitazione dell'uso del denaro contante per contrastare la criminalità: "Non abbiamo bisogno della libertà di comprare oggetti per migliaia di dollari in contanti, ma di effettuare i piccoli pagamenti della vita quotidiana. Al contrario, abbiamo molto bisogno di meno crimine, meno corruzione, meno evasione fiscale e meno terrorismo".