Arriva l’estate, ma la mobilitazione dei sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil non si ferma. Mercoledì 29 luglio saranno di nuovo in piazza a Roma, sotto la sede del ministero della Pubblica amministrazione (Palazzo Vidoni), per chiedere la “apertura immediata” del confronto in vista dei rinnovi contrattuali. Rinnovi divenuti ormai ineludibili, in considerazione della sentenza del 24 giugno scorso della Corte costituzionale che ha dichiarato “illegittimo” il blocco dei contratti. Mercoledì 29 luglio, dunque, i sindacati chiederanno di essere ricevuti dal ministro Marianna Madia: se questo incontro venisse negato, oppure fosse ritenuto insoddisfacente, la protesta continuerà senza interruzioni, anche perché (come recita lo slogan della manifestazione) “i servizi pubblici non vanno in vacanza”.

La manifestazione, precisa la segretaria generale Fp Cgil Rossana Dettori ai microfoni di RadioArticolo1, è stata indetta “per rivendicare il diritto al rinnovo contrattuale, rafforzato dalle motivazioni della sentenza della Consulta, e per ribadire come solo attraverso la contrattazione sia possibile riformare davvero la pubblica amministrazione, tenendo dentro i diritti dei lavoratori e dei cittadini”. All’esecutivo Dettori chiede di “aprire il tavolo negoziale immediatamente” e di fornire “all’Aran le indicazioni per il rinnovo normativo ed economico, riconoscendo alla contrattazione il suo valore contro l’eccesso di legislazione sul lavoro pubblico”. E avverte: “Se non ci saranno risposte nei prossimi giorni, sia in termini di risorse da prevedere nella legge di Stabilità sia di apertura sulla parte normativa del contratto, a settembre inaspriremo la mobilitazione”.

Sulla sanità, intanto, si apre anche un altro fronte di forte polemica con il governo
. All’esecutivo mancano circa 10 miliardi di euro per coprire le misure della prossima Legge di Stabilità, e il commissario alla revisione della spesa Yoram Gutgeld ha annunciato in un’intervista una serie di interventi sul Servizio sanitario nazionale. Un’ipotesi che Dettori respinge con decisione: “Le ricette non sono assolutamente nuove. C’è preoccupazione: dovendo tagliare 35 miliardi per ridurre le tasse, si fanno le solite scelte, si va sulla sanità e sugli enti locali, che però sono già al collasso. È evidente che ci saranno conseguenze sui cittadini: se non è macelleria sociale, le assomiglia molto”. La segretaria generale Fp Cgil conclude ricordando che ben altre misure andrebbero prese: “Non si parla mai di potenziare il territorio, di prevenzione. Bisogna capire e intervenire sulla spesa farmaceutica e sulla diagnostica, lavorando con i medici di famiglia. Siamo preoccupati perché il paese taglia sempre di più la sanità, l’idea sembra essere quella di andare verso la privatizzazione del Servizio sanitario nazionale”.