Un futuro non certo roseo, una vecchiaia in ristrettezze, con assegni pensionistici di poco superiori alla metà dello stipendio: è quello che vedono quasi la metà dei lavoratori italiani. Emerge da un'indagine del Censis, fatta per la Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione. "Secondo l'opinione del 46% - si legge in una anticipazione - si va incontro a una vecchiaia di ristrettezze, senza grandi risorse da spendere". Solo l'8% pensa che potrà avere una vecchiaia serena dal punto di vista economico grazie a buoni redditi.

Secondo l'indagine su un campione di 2.400 lavoratori l'84% degli occupati è convinto che le regole della previdenza cambieranno ancora. Già oggi gli assegni previdenziali sono bassi con oltre il 35% dei pensionati di vecchiaia con importi inferiori a 1.000 euro (quattro milioni di persone). I lavoratori italiani, si legge nella ricerca, 'pensano che quando andranno in pensione riceveranno un assegno pari in media al 55% del proprio reddito attuale'. Un quarto dei lavoratori crede che avrà una pensione inferiore al 50% del reddito da lavoro e il 43% che al massimo sarà compresa tra il 50% e il 60% del reddito. In particolare, i dipendenti pubblici si aspettano una pensione pari al 62% del loro reddito, i dipendenti privati pari al 55% e gli autonomi al 51%.

I giovani tra i 18 e i 34 anni,
poi, prevedono che avranno una pensione pari al 54% del reddito e i più anziani pari al 60%. Il 46% del campione ritiene che andrà incontro a una vecchiaia di ristrettezze, il 24,5% pensa che non potrà vivere nell'agiatezza, anche se qualche sfizio potrà toglierselo, il 21,5% afferma che la situazione e' molto incerta e non riesce a immaginare come sarà la propria vecchiaia. Solo l'8% pensa che potrà godersi un po' di serenità .

L'insicurezza, sottolinea il Censis
, riguarda anche il percorso previdenziale personale: il 34% dei lavoratori (percentuale che sale al 41% tra i dipendenti privati) teme di perdere il lavoro e di rimanere senza contribuzione, il 25% di dover affrontare una fase di precarietà con una contribuzione intermittente, il 19% di avere difficoltà a costruirsi, oltre la pensione pubblica, fonti integrative di reddito, come ad esempio la previdenza complementare.

Nella crisi la previdenza, come sistema e come percorso personale, catalizza paure e incertezze, creando ansia piuttosto che sicurezza. Come fonte di reddito per integrare la pensione pubblica,sottolinea ancora il Censis, il 70% dei lavoratori indica forme di risparmio diverse dalla previdenza complementare (acquisto diretto di strumenti finanziari, investimenti immobiliari, polizze assicurative) mentre solo il 16,5% dichiara di preferire una forma di previdenza complementare.

La previdenza complementare, poco conosciuta, non suscita tra i lavoratori la fiducia necessaria a far sì che vi investano i loro risparmi. Tra i motivi della scelta di non aderire alla previdenza complementare, si legge nella ricerca, al primo posto emergono quelli economici: il 41% dichiara di non poterselo permettere, il 28% non si fida degli strumenti di previdenza complementare, il 19% si ritiene troppo giovane per pensare alla pensione, il 9% preferisce lasciare il Tfr in azienda.