Alla base c'è la richiesta di un colosso come la General Electric di licenziare 249 dipendenti ex Alstom Power dello stabilimento di Sesto San Giovanni (Mi), come conseguenza dello spostamento delle produzioni di componenti per centrali elettriche in Polonia e Romania. Ma sulla cima c'è un problema ben più grande:  lo strapotere delle multinazionali. 

Sembra la storia di Davide contro Golia, eppure  il 17 febbraio, proprio a Sesto, i lavoratori di Abb, Alstom Italia e General Electric hanno scioperato e manifestato insieme per sollevare un problema che non riguarda soltanto loro. Dal cancello di Via Edison, davanti al quale si si è svolto il presidio entrano i lavoratori di Alstom Italia e della ex Alstom Power, oggi General Electric, poco più in là s'alza il palazzo di vetro e acciaio di Abb. Tre multinazionali, la prima francese, la seconda americana, la terza svizzero-svedese. Non importa dove abbiano la testa, però, perché i grandi gruppi si muovono senza alcun vincolo, Tutte e tre oggi delocalizzano funzioni, produzioni e servizi, licenziano, programmano esuberi, e in questo 'risiko' che le accomuna distruggono patrimoni industriali e professionali.

“Le multinazionali si muovono sulla scacchiera mondiale, è in quel quadro che decidono strategie e ristrutturazioni, investimenti o dismissioni – è il commento di Rosario ©, segretario nazionale della Fiom Cgil, che ha concluso il presidio – in un contesto come questo è chiaro che le partite non si possono giocare azienda per azienda, territorio per territorio o, meglio, azienda contro azienda, territorio contro territorio. Certo che è indispensabile la mobilitazione dei lavoratori e il coinvolgimento delle comunità e delle istituzioni locali, ma dobbiamo puntare a unificare le lotte con l’obiettivo di portare la discussione ai livelli più alti. Una cosa deve essere chiara: qui non ci regala niente nessuno e persino l’interlocuzione con il Governo ce la dobbiamo conquistare”. 

La determinazione dei lavoratori di Sesto, ad esempio, un primo risultato lo ha già ottenuto: la convocazione, affatto scontata, di un tavolo ministeriale per il 26 febbraio. Quella sarà la sede in cui la Fiom chiederà al Governo di intervenire perché la decisione della multinazionale di investire nel nostro paese si traduce in sostanza nella chiusura di un sito come quello di Sesto, dove esistono professionalità e competenze che sono una risorsa.

Il 18 febbraio, invece, si riunirà a Milano, presso la sede del Consiglio regionale, la IV Commissione Attività produttive e occupazione, per discutere sui provvedimenti da adottare proprio in merito alla situazione occupazionale e al piano industriale della Alstom Power. All'audizione prenderà parte anche Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia.

“Molto dipenderà da come si muoverà il Governo – afferma la Fiom -, se vorrà essere spettatore oppure attore in settori strategici per il paese come quelli dell’energia e della mobilità, e in questo senso noi lo incalzeremo. Ma non ci possiamo fermare lì. Poi c’è l’Europa che non può essere terreno di scorribande per le imprese. In questo senso è importante che il sindacato europeo abbia deciso per la prima settimana di aprile una mobilitazione generale. Dobbiamo unire, unirci, trovare il nesso tra le singole vertenze, aggregare ciò che vogliono dividere. L’iniziativa di questa mattina va nella giusta direzione.”