Riuscitissima la manifestazione nazionale di stamattina a Milano, dove si sono riuniti oltre 4.000 lavoratori del settore gomma-plastica, provenienti da tutta Italia. Gli addetti sono in sciopero per il rinnovo del contratto. La sede della Federazione confindustriale è stata presidiata dai lavoratori per ribadire ai rappresentanti dell’associazione datoriale che il contratto nazionale di categoria va rispettato. Contemporaneamente, si è svolto un altro presidio a Salerno di circa un migliaio di persone. Alta l’adesione in tutta Italia allo sciopero generale di otto ore che si aggiungono alle altre otto previste a livello territoriale.

”Adesso è il momento di maggiore giustizia sociale, siamo qui non solo per dire che abbiamo ragione sulla questione del recupero degli scostamenti inflativi, ma anche per ribadire che non consentiremo a Confindustria di manomettere il contratto nazionale di lavoro “: lo ha dichiarato Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, dal palco di Milano.

”La Federazione della gomma plastica è usata da Confindustria come rompighiaccio per rimettere in discussione il valore del contratto collettivo e dei minimi contrattuali. Queste sono importanti conquiste dei lavoratori che non devono essere toccate. Nessun passo indietro perché la posta in gioco è troppo alta”, ha concluso il leader sindacale.

Il motivo della protesta sta, si legge in una nota, sta nel mancato rispetto degli accordi contrattuali sul tema degli scostamenti inflattivi. “Non sono in gioco solo i 19 euro dello scostamento inflativo, bensì il valore del contratto nazionale e del lavoro”, dichiarano dal palco Emilio Miceli, Nora Garofalo e Paolo Pirani, rispettivamente segretari generali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil. Questo nodo, ribadiscono i sindacalisti, si inseriscono "in una più ampia discussione tra confederazioni e Confindustria sul modello contrattuale. Il settore gomma plastica e i loro lavoratori  non possono essere ostaggio di una diatriba che non appartiene loro”. Per i sindacati di settore resta inaccettabile e incomprensibile l’oltranzismo delle aziende e pertanto indicono altre otto ore di sciopero da gestire a livello territoriale.

Lo sciopero generale di otto ore ha interessato i 140 mila lavoratori del settore (circa 5.500 aziende, per la maggior parte di dimensione piccola e media, e si accompagna al blocco di tutte le flessibilità organizzative e degli straordinari.

Uno “scontro cercato e voluto da Confindustria” spiegano Miceli, Garofalo e Pirani. “L'interpretazione della Federazione gomma-plastica dell'articolo 70 del contratto è un'espropriazione del differenziale, non un accordo, e un'espropriazione non è accettabile”. L’articolo 70 è la norma sugli “scostamenti inflattivi” per l'adeguamento degli stipendi, che gli industriali, appunto, non intendono riconoscere.

“La Federazione della gomma-plastica, con la sua chiusura al confronto sulle verifiche inflattive, pensa di cambiare la natura del contratto stesso per assecondare Confindustria e ricondurre l’insieme dei contratti dell’industria sotto l’influenza del ccnl dei metalmeccanici” spiega Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil. “In viale dell’Astronomia – aggiunge – immaginano di alleggerire il contratto nazionale e di cambiarne le radici unificandolo: un minimo salariale per tutti, legandolo esclusivamente all’inflazione, in un momento in cui l’inflazione è nulla. L’aumento salariale non è fatto solo d’inflazione, non è automatico e va negoziato”.

Filctem, Femca e Uiltec stigmatizzano il comportamento delle imprese, che non si sono rese disponibili “a individuare una soluzione, bocciando le ipotesi emerse nelle precedenti riunioni e non formulandone altre per consentire la prosecuzione del confronto”. I sindacati ribadiscono “la validità e la percorribilità immediata di soluzioni individuate da altri settori che hanno risolto il problema, confermando la validità del modello adottato in fase di rinnovo”. L’interesse delle aziende e della Federazione che le rappresenta, spiegano, è solo quello “di far scomparire nel nulla una parte degli incrementi economici concordati nel rinnovo del contratto”. Una posizione “incomprensibile e inaccettabile – aggiungono i sindacati – che determina una rottura gravissima del quadro di relazioni industriali e pregiudica seriamente il futuro anche in vista dei prossimi rinnovi contrattuali”.