La nuova legge contro il caporalato potrebbe essere approvata dalla Camera già oggi, 17 ottobre. Lo ha dichiarato il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano a una delegazione di associazioni durante la consegna, nei giorni scorsi, della petizione “Stop al Caporalato” che richiede la rapida approvazione della legge. Tra i promotori ci sono la Cgil e la Flai. La campagna “Stop al Caporalato, coltiviamo la legalità” a oggi ha già raccolto 8mila firme, ancora in crescita. Dopo mesi di attesa, ad agosto, il testo, in cui sono previsti anche la confisca dei beni alle aziende colpevoli, l'arresto in flagranza di reato e l'indennizzo alle vittime, è passato in Senato. A settembre, il provvedimento è andato in discussione alle Commissioni e gli emendamenti sono stati respinti. Il disegno di legge quindi ora approda alla camera, nello stesso testo varato da Montecitorio.

Non ci sono state finora comunicazioni da parte dell'Associazione italiana ospedalità privata della Campania. Nessun passo indietro rispetto alle procedure di licenziamento annunciate, e nessun passo avanti rispetto alle rivendicazioni dei lavoratori. Quindi non è rientrata la mobilitazione dei sindacati e sempre oggi è sciopero regionale, con un corteo che è partito alle ore 9,30 a Napoli.

Ancora oggi, 17 ottobre, presso il salone “Pia Lai” Cgil, in via Pedrotti 5 a Torino, dalle ore 10.00 alle ore 14.00, si svolge il convegno: “Industria 4.0. Quali opportunità per il manifatturiero in Piemonte?”, organizzato dalla Filctem Cgil Piemonte. La Filctem si interroga sui cambiamenti del mondo del lavoro nell'ambito della quarta rivoluzione industriale, la cosiddetta industria 4.0. Si parla quindi di robotica, nuovi materiali e dispositivi avanzati, virtual prototyping e in generale applicazioni delle tecnologie digitali al settore manifatturiero. L'iniziativa apre il confronto attraverso gli interventi di sindacalisti, rappresentanti delle istituzioni, imprenditori, e sta nel solco del convegno internazionale 4.0 (R)Evolution Road che si terrà a Torino lunedì 24 e martedì 25 ottobre presso l'Environment Park, organizzato dalla Cgil Nazionale, Cgil Piemonte e la Fondazione tedesca Friedrich Ebert Stiftung.

Ma oggi è previsto anche il confronto a Udine tra la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, la presidente della commissione Cultura della Camera dei Deputati, Manuela Ghizzoni, e Francesco Sinopoli, segretario nazionale Flc, protagonisti della tavola rotonda “Quale università per quale Paese”, organizzata dallo stesso sindacato. La domanda alla quale si cercherà di rispondere è: come invertire la rotta imboccata da diversi anni dal sistema universitario, che a causa dei tagli segna un progressivo arretramento dell’Italia rispetto agli altri Stati europei? Il dibattito sarà moderato dal ricercatore Sergio Zilli, esponente Flc e membro del tavolo di coordinamento tra le università regionali, si terrà dalle 11 alle 14 a Palazzo Antonini (Sala Gusmani), sede delle facoltà umanistiche dell’ateneo di Udine.

Rimanendo nell'ambito della formazione, domani, martedì 18 ottobre, alle ore 11 presso la sede della Cgil nazionale in Corso d'Italia 25, è convocata una conferenza stampa per presentare il monitoraggio delle esperienze di alternanza scuola-lavoro effettuato dalla Cgil, Flc Cgil, Rete degli Studenti Medi e Fondazione Di Vittorio. I dati dell'indagine sono stati rilevati in 87 Province di tutte le Regioni italiane e riguardano le esperienze di alternanza scuola lavoro dell'anno scolastico 2015/2016, il primo dopo l'entrata in vigore dell'obbligo di alternanza e della Buona Scuola.

Ancora il 18 ottobre, presso Unindustria di Roma, si terrà invece il secondo incontro per discutere la vertenza Cementir Italia, uno dei principali produttori di cemento e calcestruzzo in Italia. Da luglio i sindacati aspettano di conoscere il piano industriale ma l’unica risposta che hanno finora ricevuto sono tre procedure di licenziamento collettivo per 260 lavoratori. L’azienda, secondo i sindacati, intende esternalizzare i processi produttivi, peggiorare le condizioni di lavoro, ridurre i costi fissi. I lavoratori però si augurano che al tavolo di domani la Cementir metta da parte i licenziamenti, presenti un serio piano industriale e sia disponibile a discutere di un piano sociale. Qualora ciò non avvenisse, le segreterie nazionali di Feneal, Filca e Fillea, hanno già annunciato che chiederanno un incontro al ministero dello Sviluppo economico. Nel frattempo in tutti i siti produttivi i lavoratori Cementir sono in stato di agitazione, pronti allo sciopero generale di gruppo e ad azioni di lotta territoriali e nazionali.

Otto ore di sciopero sono poi previste mercoledì 19 ottobre per le aziende che effettuano lavorazioni in house per conto delle società concessionarie autostradali di Vercelli e della Valsesia. Sono Itinera, Abc, Sicogen, Sea, Interstrade, Sina per il gruppo Gavio e Pavimental e Spea per Atlantia. La decisione è stata presa da da Feneal, Filca, Fillea dopo lo sciopero degli straordinari e la messa in atto dello stato di agitazione dei lavoratori. Nonostante gli impegni sottoscritti al ministero dei Trasporti e delle infrastrutture per affrontare il problema occupazionale, sono infatti iniziati i licenziamenti. Secondo i sindacati, le concessionarie autostradali intendono utilizzare il biennio di transizione previsto dalla nuova legge sugli appalti per licenziare progressivamente le maestranze e stanno adeguando in questo modo le loro strategie, non affidando più direttamente molti lavori alle controllate per rientrare nei limiti della legge. Quindi è sciopero.

Sempre mercoledì, audizione della Cgil in Commissione Ambiente alla Camera sull'indagine conoscitiva per le politiche di prevenzione antisismica e sui modelli di ricostruzione. Per il sindacato di corso d'Italia parteciperanno Riccardo Sanna (coordinatore dell'area politiche di sviluppo), Gaetano Sateriale (coordinatore Piano del lavoro) e Alessandro Genovesi (segretario generale Fillea).

I sindacati del settore dei tessili hanno invece proclamano lo stato di agitazione già lo scorso 5 ottobre, con il blocco degli straordinari e delle flessibilità per i lavoratori del comparto che fa capo a Sistema Moda Italia. Lo hanno indetto le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil a sei mesi dall'apertura del confronto per il rinnovo del contratto nazionale. Il prossimo round tra le parti è in programma giovedì 20 ottobre a Milano, presso la sede di Smi. La protesta è stata organizzata “a fronte della indisponibilità a rivedere la posizione sul modello contrattuale”.

Sempre la scorsa settimana, Almaviva Contact si è detta non in grado, almeno per ora, di revocare le procedure di licenziamento collettivo, annunciate per 2.511 operatori di Roma e Napoli e il trasferimento collettivo a partire dal 24 ottobre per 150 su circa 300 lavoratori, impiegati nella commessa Enel in scadenza a dicembre, dalla Sicilia alla Calabria. I sindacati nell'incontro con l'azienda avevano chiesto la revoca degli esuberi annunciati e dei trasferimenti, e il rinvio della discussione a giovedì prossimo, il 20 ottobre. Della situazione nazionale di Almaviva si tornerà invece a discutere al Mise il prossimo 27 ottobre.

Sempre giovedì 20, la finanziaria 2017, approvata dal cdm nel week end, verrà trasmessa ufficialmente al Parlamento. Oggi invece il Documento programmatico di bilancio è a Bruxelles, per le valutazioni della Commissione Europea. I sindacati dei lavoratori pubblici parlano di risorse per i rinnovi “largamente insufficienti”, e già si preannuncia una dura mobilitazione contro il governo.

Dopo lo sciopero di venerdì 14 ottobre dei dipendenti del gruppo Novelli, con un presidio a Spoleto e uno a Terni, e soprattutto dopo quattro anni di crisi del gruppo, ci potrebbe infine essere punto di svolta venerdì 21 ottobre, se all’incontro al ministero dello Sviluppo economico tra istituzioni, azienda e sindacati emergerà la possibilità di un acquirente per una realtà produttiva che conta in Umbria quattro stabilimenti, che si vanno ad aggiungere a quelli di Latina nel Lazio e di Muggiò in Lombardia. L’auspicio del sindacato è che non sia portato avanti uno “spacchettamento” anche perché si fa sempre più incerta e pesante, la situazione dei lavoratori (solo in Umbria 350, a fronte di un totale di 500) a cui manca il pagamento del saldo della quattordicesima e di una parte dell’ultima mensilità.