Garanzia Giovani al centro delle polemiche. In Italia stando agli ultimissimi dati di inizio luglio, sono 110.000 i giovani iscritti al programma lanciato dall’Unione europea, ma ci sono solo 4.000 posti disponibili da parte delle aziende. L’operazione nasce per rimotivare i Neet – chi non studia, non lavora, né fa formazione –, ma il rischio di disilludere chi già era scoraggiato è forte. Ne parliamo con Giuseppe Croce, che insegna Politica economica alla Sapienza di Roma e che da anni studia i problemi del mercato del lavoro italiano.

“Va fatta una premessa – spiega –. Questa politica è decisamente nuova per la tradizione italiana di servizi per l’impiego e ha tempi, per l’entrata a regime, non brevi. La natura di Garanzia Giovani è doppia: da una parte c’è l’attivazione di misure e servizi rivolti a un target ben definito di giovani non attivi in cerca di lavoro; dall’altra, sottostante, c’è una seconda finalità: che è quella di riforma, o quantomeno di evoluzione, dei servizi pubblici per l’impiego. Questa seconda finalità è impegnativa e può avere tempi lunghi, e anche molto variabili, a seconda dei contesti regionali e territoriali. Da sempre infatti la realtà dei servizi pubblici per l’impiego è varia e un po’ a macchia di leopardo. Ci sono situazioni locali evolute verso modelli avanzati, mentre altre sono rimaste al palo, per mancanza di risorse o di professionalità. Ciò detto, le cifre cui faceva riferimento sono certo importanti. Ma vanno inquadrate in questo contesto”.

Rassegna È soprattutto quella differenza – 110.000 giovani registrati e 4.000 posti a disposizione – che fa impressione…

Croce Certo. Ma vediamo un po’ meglio le cifre. Il dato dei 110.000, più che i giovani registrati, riguarda le registrazioni: è possibile registrarsi in più realtà e il monitoraggio ci dice che un 12 per cento di giovani ha effettuato più di una registrazione. Ma i posti disponibili sono sempre solo 4.000. Quindi siamo di fronte a un problema evidente. I posti a disposizione sono il 3-4 per cento rispetto alle domande dei giovani.

Rassegna Un po’ come quei megaconcorsi con migliaia e migliaia di concorrenti per pochi posti…

Croce È chiaro che questo tipo di politiche richiede una tendenziale corrispondenza quantitativa e anche qualitativa tra i flussi dell’offerta (i giovani che cercano lavoro) e della domanda (i posti segnalati dalle imprese). Questa corrispondenza non c’è e va costruita. Ma non è un dato sorprendente. È noto che è soprattutto dal lato delle imprese che i servizi devono lavorare, per catturarne la fiducia, soprattutto a livello locale, e accreditarsi come soggetti in grado di offrire servizi utili nella ricerca di lavoratori. Il problema è: le piccole imprese a livello locale sono a conoscenza dell’esistenza di queste opportunità? E poi: intravedono in questa opportunità la possibilità di ridurre i tempi e i costi per trovare personale, di avere maggiore scelta? Se non si verificano queste condizioni, le piccole imprese continueranno a rivolgersi ai soliti canali informali, quelli delle relazioni sociali locali, delle relazioni parentali. La sfida più importante che Garanzia Giovani si trova di fronte è proprio sul lato delle imprese.

Rassegna Il Centro studi Marco Biagi dice anche che, se i posti disponibili sono 4.000, ad aver ricevuto offerte concrete fino a oggi sono circa 600 giovani. Sempre peggio...

Croce Il dato dei 110.000 giovani si riferisce solo all’iscrizione, che è il primo passaggio. Con l’iscrizione il ragazzo segnala l’interesse a ricevere offerte. A quel punto, i Servizi per l’impiego devono coinvolgere in una fase più approfondita e personale il giovane che s’è iscritto, verificando quali sono le sue caratteristiche, la sua disponibilità a partecipare alle attività proposte, per poi arrivare al passaggio dell’offerta effettiva. Questo può spiegare in parte perché solo una parte dei posti disponibili si siano concretizzati in un’offerta rivolta al giovane. Segnalo come punto positivo del programma il fatto che preveda un monitoraggio, con una cadenza stretta, che se non altro mette a disposizione le informazioni. È un elemento che non va trascurato, che potrà rivelarsi importante per la gestione e anche per l’aggiustamento del programma.

Rassegna Com’è la situazione nei principali paesi europei? Anche su questo fronte abbiamo quel ritardo tremendo che c’è nell’utilizzo dei fondi di cui parla in questi giorni uno studio de La voce.info?

Croce Anche su questo ci sono molte differenze a livello europeo. Ma per quanto riguarda le politiche per chi cerca lavoro, per i giovani, le differenze non sono solo sull’utilizzo delle risorse, ma proprio nei modelli di servizi. Un elemento che contraddistingue la situazione italiana è la separazione tra politiche attive e politiche passive del lavoro, con le prime gestite dai Servizi per l’impiego e le seconde – sussidi di disoccupazione e ammortizzatori sociali – dall’Inps. Nelle esperienze europee migliori c’è un raccordo tra queste due facce. Uno dei problemi che l’Italia ha di fronte è come realizzare questa maggiore integrazione.

Rassegna Tornando da noi, c’è anche da segnalare il fallimento degli incentivi previsti dal governo Letta per l’assunzione dei giovani. Un altro segnale negativo...

Croce Su questo fronte bisognerebbe riflettere – io non ho informazioni sufficienti per farlo adesso – se questo strumento possa rivelarsi efficace nei mesi che verranno, qualora si dovesse riattivare un flusso di assunzioni da parte delle imprese. Il ciclo economico sembra stia ripartendo, almeno dal punto di vista della produzione, dopo aver toccato il fondo nell’ultimo anno. Ma le imprese devono ancora riassorbire chi era in cassa integrazione o era passato a part time per salvare il proprio lavoro; ed è ovvio che, se e quando riparte la domanda e quindi la produzione, il primo obbligo delle imprese è quello di riemettere a regime questo personale: questo spiega la sfasatura tra la ripresa e l’occupazione. Quando si riprenderà ad assumere, lo strumento varato dal governo Letta potrebbe essere efficace nel dare una spinta in più all’occupazione.

Rassegna Se non riparte la ripresa e se non si fanno interventi sulla creazione di lavoro, con una generazione intera cancellata dal mercato del lavoro, il rischio è che si parli non dico del nulla, ma certo del poco…

Croce Sì, Garanzia Giovani, come del resto l’insieme delle politiche per l’impiego, ha l’obiettivo di rendere veloce ed efficiente il raccordo tra le persone che cercano lavoro e il lavoro che c’è. Anche in una situazione come quella italiana è un compito che non va sottovalutato: permettere a giovani, che altrimenti sarebbero esclusi perché non hanno i canali “giusti”, di accedere alle informazioni e ai contatti necessari per cercare efficacemente lavoro resta un compito importante. Ovvio che il problema più grosso è quello della creazione di posti di lavoro aggiuntivi. Le imprese in Italia devono essere capaci, anche spinte da politiche opportune, di creare occupazione. Va ricreato un circolo virtuoso di capacità di rischiare e di fiducia nel futuro. Altrimenti i risultati saranno sempre drammaticamente inferiori alla realtà del disagio giovanile nel mercato del lavoro.