"Dopo tre incontri al ministero dello Sviluppo economico, abbiamo registrato che non ci sono le condizioni per arrivare a un accordo sulle 700 lavoratrici e lavoratori, su 1.106 che l'azienda intende mettere in cassa integrazione straordinaria". È quanto afferma Fabrizio Micarelli, segretario regionale Slc Cgil Roma e Lazio.

"In particolare, abbiamo preso atto dell'impossibilità di un'intesa su questioni per noi fondamentali – prosegue il sindacalista –: riduzione insufficiente dei numeri di cigs a zero ore; aumento delle giornate di cassa a rotazione, per cui si sarebbe dovuto passare da quattro giorni al mese d'inizio trattativa a cinque giorni al mese attuali; incidenza e platea presa a riferimento per eventuali uscite volontarie, che avrebbero dovrebbero abbattere i numeri complessivi di cassa; disdetta del secondo livello di contrattazione e chiusura delle sedi territoriali, punto, questo, evidenziato come forte criticità anche dalla funzionaria del Mise, in particolare per la sede di Roma".

"Anche altri punti inseriti nell'accordo andavano ancora meglio approfonditi – prosegue il dirigente sindacale –, come le riconversioni professionali, la formazione finanziata e le assunzioni sempre finanziate, questioni sulle quali bisogna crederci fino in fondo, cosa che durante l’incontro non si è percepita, se non altro perché in gioco ci sono soldi pubblici. Noi, l'accordo l'avremmo voluto e lo vogliamo fare: l'azienda ci deve dire cosa vuole. In tutti gli incontri, i dirigenti aziendali hanno mostrato eccessivo nervosismo e una rigidità tale che non ha consentito l'intesa. Ora non si continui con messaggi minatori e forzature varie, nel tentativo di dividere i lavoratori. Se tale atteggiamento dovesse proseguire, sin dai prossimi giorni saremo in prima linea pronti a tutelare le lavoratrici e i lavoratori che verranno messi in cig ingiustamente e privati di un loro diritto, il lavoro".