Nello scenario nazionale di crisi, la provincia di Foggia continua a perdere posti di lavoro; inverte un ciclo di crescita della base produttiva e il saldo delle imprese diventa negativo; vede deteriorarsi ulteriormente il mercato locale del credito. Condizioni che proiettano una pesante ombra su altri risultati in controtendenza, che pure danno conto di un significativo miglioramento dell’interscambio con l’estero e dell’export, così come della crescita strutturale dell’industria ricettiva e dei flussi turistici. È il quadro di sintesi del Rapporto economico 2011-2012 presentato dall’Osservatorio della Camera di Commercio di Foggia nell’ambito della decima Giornata nazionale dell’Economia di Unioncamere.

I dati più drammatici sono quelli relativi al mercato del lavoro. Nel solo 2011 l’occupazione è diminuita di ben 5 mila unità, circa 14 mila negli ultimi dieci anni. Gli occupati sono 189 mila, di questi il 30,5 è composto da donne (che però sono il 50 % della forza lavoro); nel 2007 gli occupati erano circa 196 mila.

Preoccupa ancora di più il dato della non forza lavoro: dei 362 mila stimati, in età lavorativa sono 240 mila. Tra di loro sicuramente la spessa “zona grigia” di lavoro sommerso, ma anche la grande platea di sfiduciati e scoraggiati che un lavoro hanno perso ogni speranza di trovarlo e quindi non lo cercano. Tra questi oltre il 66 % è rappresentato da donne.

A delineare lo stato di crisi del sistema produttivo provinciale l’analisi della cassa integrazione erogata nel 2011, che è diventata la prima forma di sostegno al lavoro in Capitanata. Le ore di cig sono state 4,2 milioni (erano 3,8 nel 2010), di cui 1,3 milioni di ordinaria (la metà dell’anno precedente) e 1,2 di straordinaria, mentre sono state 1,7 milioni le ore di ammortizzatori sociali in deroga erogati.

Una cassa che ha colpito indistintamente tutti i settori
, dall’artigianato all’industria, dal commercio ai servizi. E nel mentre si riduce l’intervento ordinario a causa dell’esaurimento del monte ore disponibile, aumenta l’allarme rispetto agli strumenti in deroga e alla necessaria copertura economica di tali ammortizzatori sociali, pena una vera e propria macelleria sociale a danno dei lavoratori e delle lavoratrici.