"C’era da aspettarselo: davanti alle filiali delle quattro banche, oggetto del decreto legge di salvataggio emesso dal Governo Renzi, compaiono, sotto forma di cartelli minacciosi e cappi forcaioli, i primi segnali di quello che politica, imprenditoria, banchieri e stampa stanno preparando: la guerra fra poveri dei piccoli risparmiatori contro i lavoratori". Così, in un comunicato, la segreteria della Fisac Cgil di Roma e del Lazio.

"Non sono certo i lavoratori i responsabili di questa crisi – continua la nota –. Le responsabilità vanno invece cercate in chi, attraverso una gestione del credito non trasparente, ha favorito clientela non meritevole, amici e parenti, nelll’incapacità e connivenza di chi amministrava, magari in conflitto di interessi, nell’inadeguatezza e/o nell’assenza organizzativa e dei controlli interni (spesso volute) e nelle carenze e nei ritardi dei controlli istituzionali. I lavoratori delle quattro banche sono solidali con gli obbligazionisti sfruttati e i piccoli risparmiatori. Nelle quattro banche coinvolte dalla crisi, negli ultimi due anni si sono persi 1.100 posti di lavoro, un danno grave per quei territori sul piano sociale prima di tutto, ma anche dal punto di vista economico. Ora ci si sta preparando a un’ulteriore, durissima lotta per la salvaguardia dei posti di lavoro. La vendita di titoli come le obbligazioni subordinate, che da giorni stanno rappresentando una fonte di dolore e ansia per migliaia di risparmiatori, hanno rappresentato e rappresentano la modalità con cui amministratori, imprenditoria e politica, sodali fra loro, hanno sfruttato i territori. Le obbligazioni subordinate, come tutte le operazioni rischiose vendute a sportello alla massa del piccolo risparmio, sono la dimostrazione di un modo di fare banca che non mira allo sviluppo, ma alla remunerazione degli azionisti e alla copertura di comportamenti scorretti, succedutisi nel tempo, senza controlli del rischio".

Le pressioni commerciali esercitate dalle banche sui lavoratori per vendere prodotti opachi vanno fermate, e la vendita e gli incentivi alla vendita vanno regolamentati nell’interesse dei risparmiatori e dei lavoratori. Se la politica, il Governo e le banche, che da questo stesso esecutivo hanno ricevuto un sostegno miliardario, tra sgravi fiscali e rivalutazioni, non provvederanno a garantire i risparmi dei lavoratori, l’effetto panico, di cui già si stanno sentendo gli effetti, si estenderà a dismisura, causando una vera crisi di sfiducia generalizzata, le cui conseguenze potrebbero essere gravi per il Paese", conclude il sindacato.