“Questo non è un accordo ma è il raggiungimento di un punto ritenuto quello conclusivo e che ora consegniamo ai lavoratori attraverso il referendum”. Così il segretario nazionale della Filt Cgil Nino Cortorillo sull’esito nella notte della trattativa Alitalia spiegando che “rispetto al 2008 ed al 2014 in questa crisi non abbiamo fatto un accordo ma abbiamo raggiunto il punto massimo a cui si poteva arrivare dopo una trattativa lunghissima e difficilissima che ha visto presenti tre segretari confederali, tre ministri ed indirettamente il presidente del Consiglio”.

“In un’azienda - spiega il dirigente nazionale della Filt - che nel giro di dieci giorni non avrebbe avuto un generico problema di cassa ma il rischio degli aerei a terra, l’alternativa era di fatto il commissariamento e lo spezzatino oppure arrivare al punto a cui è stato possibile, togliendo di mezzo i licenziamenti, come nelle altre occasioni, e chiedendo purtroppo un sacrificio improprio ai lavoratori perché non è il tema del costo del lavoro la causa dei problemi di Alitalia”.

Secondo Cortorillo infine “la decisione assunta dai sindacati confederali, di categoria e dalle associazioni professionali segna anche una svolta perché le imprese non si risanano con gli accordi, con i referendum e quando esplodono ogni quattro anni ma con un piano industriale che oggi non c’è e con un management che sia capace di farlo perché il conto economico negativo è la dimostrazione dell’esito di come è stata gestita l’azienda in questi anni”.