Sono 20 finora i lavoratori morti in Sicilia dall’inizio dell’anno, di questi tre sono in edilizia. “Una strage silenziosa che si consuma nell`indifferenza, contro la quale sembra che nessuno voglia combattere sul serio” commenta Francesco Tarantino, segretario generale della Fillea Cgil regionale, in una conversazione con la cronaca palermitana del quotidiano La Repubblica. “Con la crisi economica, devastante per l`edilizia, aumentano la concorrenza fra imprese, il lavoro nero, l`assenza di garanzie e di sicurezza, mentre l`organico e le risorse di chi dovrebbe controllare i cantieri sono ridotti al lumicino” spiega il sindacalista: “Così, in Sicilia, solo nelle costruzioni si è passati dai nove morti del 2010 ai 16 del 2012, fino ai 18 dello scorso anno”.

Le cause, ovviamente, sono numerose e intrecciate tra loro. A partire dalle norme sulle gare d`appalto “che premiano il massimo ribasso e non l`offerta più vantaggiosa”. Dopo avere vinto la gara, spiega Tarantino, l`impresa “può risparmiare sul costo del lavoro, sulla qualità delle materie prime e sulla sicurezza. In teoria le somme per quest`ultima voce non sono oggetto di ribasso, ma senza controlli le imprese facilmente tagliano su questo”. Ad aggravare la situazione concorre l’ampio ricorso al lavoro irregolare: “Almeno il 10 per cento delle imprese si sono cancellate, ma continuano a lavorare. Adesso molti muratori lavorano per le imprese con la partita Iva, come liberi professionisti, quindi la sicurezza se la dovrebbero pagare da soli”.

Un’altra anomalia segnalata dalla Fillea regionale è l’asimmetria fra le dichiarazioni di inizio attività e i cantieri effettivamente censiti dai Comuni
: “Lo scarto fra i due dati è del 73 per cento. Basta questo per rendersi conto delle dimensioni di un fenomeno che significa illegalità”. Sempre su questo versante, Tarantino aggiunge che “nei grossi cantieri c`è il meccanismo dei subappalti: l`impresa vince con il ribasso, affida un primo subappalto con un altro ribasso e lo stesso fa l`azienda subappaltatrice con una più piccola. Non si può che arrivare a lavoratori in nero”. Ovviamente servirebbero più controlli, ma anche qui la situazione è grave. “In tutta la Sicilia – conclude il segretario generale della Fillea Cgil siciliana – ci sono quasi 200 ispettori del lavoro, dipendenti della Regione, ma ne servirebbero almeno 500. In provincia di Palermo, ad esempio, sono nove, di cui due soli per il capoluogo, e sono oberati dal lavoro in ufficio”.