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Nel 1960, dall’unione della Filam (Federazione italiana lavoratori alberghi e mense) con la Filcea (Federazione italiana lavoratori del commercio e affini) nasce la Filcams. La federazione acquisisce la sua fisionomia attuale in occasione del congresso del 23-27 aprile 1974, con la confluenza in essa della Filai (Federazione italiana lavoratori ausiliari dell’industria, che raggruppava le guardie giurate, le imprese di pulizia, i portieri, le collaboratrici familiari, in una parola: i servizi). Un libro di Antonio Famiglietti ripercorre le tappe principali della sua storia.
Il bel lavoro di Antonio Famiglietti, “Un sindacato dei servizi nella società industriale. Storia della Filcams 1960-1981” (Ediesse 2016), encomiabile soprattutto per il preciso e puntuale utilizzo delle fonti documentarie consultate e spesso parzialmente riprodotte all’interno del volume, si occupa dei due decenni successivi la data di fondazione (1960), compiendo anche un’incursione negli anni ottanta. Si tratta di decenni densissimi di trasformazioni profonde, sia per la Filcams che per il movimento sindacale nella sua interezza.
Nel corso del primo quinquennio degli anni sessanta, la federazione, fortemente impegnata nel rinnovo dei contratti di lavoro, presenta la struttura di una mini-confederazione di sette sindacati di categoria. Al pari delle categorie dell’industria, il cuore del problema non è tanto il ritocco degli istituti negoziali quanto la struttura del ccnl, con l’affermazione del principio della contrattazione integrativa in alcuni settori.
Quelli che Famiglietti, con buona e scorrevole prosa, racconta nei primi due capitoli del volume (1960-1969) sono anni di conquiste importanti: sulla parità di retribuzione tra uomo e donna (nella bella appendice fotografica, una delle immagini riprodotte immortala il momento in cui vengono poste le firme sull’accordo per la parità salariale nel commercio. I dirigenti sindacali sono però tutti maschi), sulla riduzione dell’orario di lavoro, sull’aumento delle retribuzioni provinciali e la quattordicesima mensilità, sul minimo garantito negli alberghi, sui regolamenti di commissione interna e tutela per i suoi membri e per i lavoratori eletti dirigenti sindacali.
Negli anni tra il 1969 e il 1974 – di cui si occupa il terzo capitolo – la Filcams vive una crescita costante della sindacalizzazione e un’inedita capacità di radicamento nei luoghi di lavoro, trainata dalla mobilitazione nelle grandi imprese del commercio e dei pubblici esercizi e, soprattutto, dalle lotte confederali per le riforme. Il quarto capitolo si occupa delle vicende Filcams nella seconda metà degli anni settanta: con il congresso del 1974 si producono nella federazione dei mutamenti organizzativi di notevole importanza, come il superamento della struttura in sindacati di settore e la confluenza di nuovi comparti prima organizzati nella Filai, mentre sul piano contrattuale la federazione realizza significativi risultati nell’accordo con la Standa del 1977.
Come scrive lo stesso autore nell’introduzione: “Il quinto capitolo non contiene un’analisi sistematica ed esaustiva dell’attività sindacale e contrattuale della Filcams nella prima meta degli anni ottanta. Si limita a indicare nell’iniziativa della federazione delle linee di tendenza, per chiarire le quali peraltro è impossibile ignorare le dinamiche più complessive in atto nelle società avanzate durante questi anni”.
Il volume si inserisce nell’ambito di un lavoro più ampio dedicato alla storia della Federazione dei lavoratori del commercio e dei servizi: rappresenta infatti la terza tappa di un importante progetto che, seguendo un criterio cronologico, ha preso avvio con la pubblicazione di “Le origini dell’attività sindacale nel settore dei servizi (1880-1925)” ed è proseguito con “La nascita della Filcams-Cgil (1944-1960)”, entrambi dello stesso Antonio Famiglietti.
Un lavoro importante, che di fatto ripercorre il tragitto che il sindacato del commercio, dell’albergo e mensa e dei servizi ha percorso dalla fine dell’Ottocento ai primi anni ottanta del secolo scorso. Un lavoro attento e meticoloso, frutto di accurate e circostanziate ricerche, che di fatto costituiscono un importante valore aggiunto al volume. Unica pecca la mancanza di un apparato di indici (primo fra tutti l’indice dei nomi), che se presente avrebbe sicuramente reso più agevole la consultazione.
Veramente pregevole l’appendice fotografica: non sono tantissime le foto riprodotte (12 in totale, più un volantino), ma la scelta è oculata e particolarmente mirata. Attraverso le immagini (molte delle quali uniscono al valore documentario un intrinseco valore artistico) è possibile avere il quadro dei momenti più significativi dell’attività della federazione: gli scioperi, le manifestazioni, le lotte per i diritti, i congressi. Molto interessante la bibliografia.
Ilaria Romeo è responsabile Archivio storico Cgil nazionale