(Labitalia) - L'accorpamento delle festività "non aumenterà il Pil, ma sarà la 'mazzata' finale per l'economia del turismo, già adesso in crisi". E' un no secco quello che arriva dai sindacati di categoria del turismo all'ipotesi, che sarebbe allo studio del governo, di accorpare alcune festività per aumentare la produttività e di conseguenza il Pil.

"Come sindacato, siamo perplessi e contrari - spiega a Labitalia Cristian Sesena, segretario nazionale della Filcams Cgil e responsabile del turismo del sindacato - per una serie di ragioni. Innanzitutto, per ragioni di natura valoriale. Stiamo parlando di festività laiche e religiose che verrebbero accorpate diluendo così il valore sociale, culturale e storico per il Paese. Poi, se l'obiettivo è quello di aumentare le ore lavorate e così di conseguenza il Pil, anche qui restiamo perplessi, perchè si va a diminuire quello che è l'apporto del turismo al prodotto interno lordo".

Secondo Sesena, "già oggi il turismo è in crisi, resiste solo il 'mordi e fuggi' e cioè il week-end con l'allungo di qualche festività". "Se si accorperanno le festività - avverte - si darà un'ulteriore mazzata a questo settore, che non viene mai valorizzato per la crescita dell'economia del Paese".

E a rincarare la dose è Pierangelo Raineri, segretario generale della Fisascat Cisl: "E' una misura - spiega a Labitalia - che rischia di bloccare i flussi turistici che muovono tante attività, e di rallentare quindi l'industria turistica. Una norma che avrà effetti su un settore come quello del turismo che già di suo ha tanti problemi e difficoltà. Invece che aumentare il Pil, questa norma rischia di ridurre l'apporto dato dal turismo -sottolinea- che rappresenta il 12% del prodotto interno lordo".

"Il problema in Italia - conclude - oggi è costituito dal reddito dei lavoratori dipendenti che viene 'mangiato' dalla tasse. Per questo, il governo dovrebbe intervenire sulla leva fiscale".