Adesso il nemico per i lavoratori della Jp Industries (ex Merloni) è prima di tutto il calendario. Il 26 maggio è infatti in programma l’udienza in Cassazione per il terzo grado di giudizio sul ricorso delle banche contro la cessione della ex Merloni all’imprenditore Giovanni Porcarelli e in caso di esito negativo (probabile visto il risultato dei primi due gradi di giudizio) si aprirebbe una fase “ulteriormente drammatica” per i 700 lavoratori riassunti dalla Jp.

Questo l’allarme lanciato oggi, 12 maggio, dai sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil di Perugia che in una conferenza stampa hanno voluto richiamare ancora una volta l’attenzione delle istituzioni e della comunità regionale sulla sempre più critica situazione che investe il territorio della fascia appenninica umbro-marchigiana. C’è un’altra data infatti che preoccupa fortemente i sindacati, hanno sottolineato Adolfo Pierotti (Fim), Simone Pampanelli (Fiom) e Daniele Brizi (Uilm): quella del 31 dicembre 2015, quando scadrà la cassa integrazione straordinaria, che finora ha sostenuto i lavoratori della Jp Industries, ma che nel 2016 non potrà essere prorogata se nel frattempo non si saranno create le condizioni per una reale ripartenza dell’attività produttiva.

“Siamo arrivati davvero a un punto di non ritorno – hanno detto i sindacalisti di Fim, Fiom e Uilm – ma quello che sentiamo intorno a noi è un silenzio assordante su una vertenza che per dimensioni è tra le più importanti dell’Italia centrale”. È grave, secondo le organizzazioni sindacali, che da agosto 2014 non si sia più riunito il tavolo generale con tutte le parti coinvolte (impresa, banche, sindacati, Regioni e Governo), perché l’obiettivo comune deve essere quello di “disinnescare una possibile sentenza negativa” e consentire così la ripresa dell’attività. “C’è un accordo che dalle informazioni che sono in nostro possesso – hanno aggiunto Pierotti, Pampanelli e Brizi – è praticamente in dirittura d’arrivo e che consentirebbe una soluzione condivisa tra banche e imprenditore per poter riprendere la produzione anche in Umbria e rimettere al lavoro, come era nei patti, 700 persone tra Umbria e Marche”.

Per questo i sindacati chiamano in causa il governo nazionale, in particolare la presidenza del consiglio: “Serve una regia forte – hanno sottolineato i segretari dei sindacati umbri - che fino ad oggi in questa vertenza è chiaramente mancata”.

Accanto alla delicata situazione della Jp Industries c’è poi tutta la partita del famigerato accordo di programma per la fascia appenninica, 35 milioni di euro per nuove attività imprenditoriali che, nei fatti, sono rimasti solo sulla carta. “Ci erano state date rassicurazioni dal governo sul fatto che finalmente l’accordo sarebbe stato rimodulato e reso veramente esigibile – hanno osservato ancora gli esponenti di Fim, Fiom e Uilm – ma la conferenza Stato-Regioni che avrebbe dovuto dare il via libera definitivo entro febbraio in realtà non ha ancora affrontato la questione. Un fatto gravissimo – hanno concluso Pierotti, Pampanelli e Brizi – considerando la crisi pesantissima che investe il territorio interessato”.