Giornata decisiva per le ex acciaierie Lucchini di Piombino (Livorno). Nella giornata di oggi (giovedì 17 marzo) si riunisce la “cabina di regia” sulla vertenza, cui partecipano ministeri delle Infrastrutture e dello Sviluppo economico, Regione Toscana, istituzioni locali e organizzazioni sindacali. Obiettivo dell’incontro è verificare l’andamento dell’Accordo di programma, che prevede lo smantellamento di tutti i vecchi impianti e il passaggio dal carbone ai forni elettrici. Un andamento, però, che inizia a mettere in agitazione i sindacati, visto che sono passati nove mesi dall'acquisto da parte di Aferpi (e ormai due anni dalla chiusura delle acciaierie) e dagli impegni presi da azienda e governo.

La Aferpi, la nuova azienda controllata da Cevital che ha acquisito la Lucchini il 1 luglio scorso, ha dichiarato che entro marzo “contrattualizzerà” l'acquisto della tecnologia per partire con i lavori della siderurgia, ma ancora non vi sono certezze. “Siamo molto preoccupati per l’allungamento dei tempi della realizzazione di tutte le fasi del piano industriale” ha spiegato nei giorni scorsi Mauro Faticanti, coordinatore siderurgia per la Fiom Cgil nazionale. “Se non vengono concretizzati in fretta gli impegni presi – ha continuato l’esponente sindacale – si rischia di andare verso la fine della copertura degli ammortizzatori sociali, con il rischio di possibili centinaia di esuberi”.

Il piano industriale della Aferpi-Cevital (guidata dall’imprenditore algerino Issad Rebrab) prevede lo spostamento dei forni elettrici nella zona industriale più lontana dalla città, e la creazione nelle vecchie aree di una base logistica e di un centro dedicato all’agroalimentare. Quest’importante progetto ha permesso finora di mantenere tutti i 2.160 posti di lavoro: 1.400 dipendenti sono già rientrati in Aferpi con contratti di solidarietà, mentre i restanti 760, attualmente in cassa integrazione, dovrebbero essere riassunti entro il 6 novembre prossimo. Ma i ritardi sull’acquisto dei forni elettrici, primo tassello dell’accordo, che dovevano essere installati già nel novembre scorso, non lasciano per nulla tranquilli sindacati e istituzioni.

“Vogliamo dire cosa ci aspettiamo da quella riunione” hanno scritto l’11 marzo scorso Fim, Fiom e Uilm in una nota. “Intanto bisogna tenere conto della situazione che stiamo vivendo nel territorio. Quindi, se vogliamo dare un impulso allo sviluppo, ci vuole il completamento della strada che conduce al porto; se si dà vita allo smantellamento delle aree di cokeria e acciaieria ci sono i presupposti per velocizzare il progetto e avere costi minori”. Ma i sindacati si aspettano anche “di discutere di ammortizzatori sociali per i lavoratori delle imprese, e in contemporanea di attivare i corsi di formazione per creare le professionalità idonee per i nuovi investimenti. Per pensare al futuro, infine, bisogna trovare le giuste leve per dare la risposta sul tema dell'energia, sul suo costo, che deve essere equo per non mettere le aziende del territorio in difficoltà”.