Ormai è muro contro muro. Tra Fedex-Tnt e sindacati il dialogo continua, ma l’esito non sembra essere positivo per i lavoratori. Il 20 aprile scorso le multinazionali della logistica hanno presentato un piano di ristrutturazione durissimo, che coinvolge 450 dipendenti (sui 3.600 complessivi) tra esuberi, trasferimenti e chiusura di filiali. Da allora si sono susseguiti incontri e scioperi, ma finora le aziende sono state irremovibili. Un nuovo vertice è previsto per oggi (martedì 19 giugno) a Roma: l’appuntamento è alle ore 11 presso la sede del ministero del Lavoro (in via Fornovo 8), per “l’espletamento della fase amministrativa della procedura di licenziamento collettivo”.

Il progetto della Fedex-Tnt (aziende ancora divise, ma destinate all’integrazione, visto che la statunitense Fedex ha acquisito l’olandese Tnt nel maggio 2016 per 4,4 miliardi di euro) è articolato in quattro procedure complessive. Prevede, anzitutto, la chiusura di 24 sedi su 34 e il licenziamento di 361 lavoratori (315 in Fedex, quasi tutti corrieri, e 46 in Tnt). Il piano stabilisce anche 115 spostamenti di sede, perlopiù verso Milano e Roma (23 dipendenti di Fedex e 92 addetti alle vendite di Tnt, tutte donne), che Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti giudicano “falsi trasferimenti, visto che è improponibile, per una lavoratrice, spostarsi a centinaia di chilometri da casa e famiglia”. I sindacati, infine, temono anche la “probabile esternalizzazione massiccia di personale sul modello Tnt”.

Lunedì 18 giugno una delegazione di dipendenti ha incontrato a Roma il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. I lavoratori hanno sottolineato la fortissima preoccupazione per il piano aziendale: “'Siamo un’azienda sana e fiorente. Solo due anni fa Fedex ha acquisito Tnt, e l'integrazione, a detta dei manager, era andata bene. E in azienda è stata vissuta in modo sereno. Invece, il 20 aprile 2018 hanno presentato un piano di ristrutturazione che coinvolge 450 dipendenti, con licenziamenti e trasferimenti, in particolare dal Sud”. Le rappresentanze sindacali hanno anche rimarcato la decisione aziendale di “chiudere 24 filiali in Italia, con il licenziamento di tutte le persone che vi lavorano. I corrieri potrebbero forse rientrare, ma solo attraverso la costituzione di cooperative. Un segnale preoccupante, perché vuol dire precarizzare il lavoro di tante persone. Siamo amareggiati perché fino a un anno fa ci hanno spiegato che saremmo cresciuti e oggi, invece, ci offrono soldi per andarcene. In Spagna, Olanda e Belgio l'integrazione è riuscita e non ci sono stati esuberi o esternalizzazioni”.

Nei due incontri tra aziende e sindacati che si sono tenuti al ministero dello Sviluppo economico il 6-7 giugno scorsi non sono emerse novità. “Sono insufficienti le proposte aziendali per avviare un concreto e serio negoziato”, hanno commentato Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Uil. Per i sindacati “non è soddisfacente l’ipotesi di collocare presso fornitori 140 lavoratori, in quanto non ci sarebbe alcuna garanzia di tutela normativa, salariale e professionale. Inoltre, come già dichiarato in più occasioni, il modello che propongono non è virtuoso e ha creato, e sta creando, inefficienze a tutto il settore”. Per i sindacati, in conclusione, è “inaccettabile che, in merito ai trasferimenti, una multinazionale come Fedex non intenda introdurre modalità di lavoro a distanza, come accade già in Tnt e in altre aziende del settore”.