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Un pesante deficit di personale impegnato nelle carceri, tra assistenti sociali, educatori e poliziotti penitenziari, di risorse adeguate e di mancata innovazione che rende al momento difficile la riforma organizzativa del sistema dell'esecuzione penale, promossa dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e che soprattutto disegna un sistema sul rischio del collasso. A denunciarlo è la Funzione Pubblica Cgil che ha promosso oggi (4 ottobre) un'iniziativa dal titolo "Dentro a metà - Cambiare la Pena dentro e fuori dal carcere", alla presenza tra gli altri del titolare di via Arenula, per accendere un faro sull'esecuzione penale e sulla sua prospettata riforma con al centro il rafforzamento del ruolo delle misure alternative.
Pur riconoscendo al guardasigilli Orlando l'avvio di un percorso riformatore, la Fp Cgil rilancia le sue proposte nella consapevolezza che, spiega la segretaria generale, Serena Sorrentino, "non si possa avviare nessuna azione riformatrice senza tener conto degli operatori e senza prevedere adeguati investimenti che, ad oggi, ci sembrano del tutto insufficienti, insieme alla mancanza di processi di cambiamento, fondati su innovazione e formazione". La riforma organizzativa del sistema dell'esecuzione penale, che rafforza il ruolo delle misure alternative disegnando un nuovo dipartimento dedicato prevalentemente all'esecuzione penale esterna per adulti e minori, è per Sorrentino "ad oggi in stallo e non potrà decollare senza investimenti adeguati destinati soprattutto a nuove assunzioni di personale: non si possono fare cambiamenti epocali senza tener conto delle gravi carenze di organico del sistema dell'esecuzione penale". Richieste che vanno di pari passo, aggiunge Sorrentino, "con un cruciale processo di innovazione da avviare al più presto, che per noi deve essere tema del rinnovo contrattuale, ma che si sostanzia anche in nuove tecnologie, formazione e nuove modalità di lavoro che possano effettivamente permettere un cambiamento del sistema".
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Quanto invece alla carenza di personale, questa si palesa nei numeri forniti dalla categoria dei servizi pubblici della Cgil nel corso dell'iniziativa. "I funzionari di servizio sociale (assistenti sociali) sono solo 971 su una dotazione organica di 1.734 unità, e devono affrontare, a numeri immutati, la sfida del rilancio delle misure alternative e dalle nuove sanzioni sostitutive come la messa alla prova. Non diversa la situazione dei funzionari di servizio sociale per i minori: 355 a fronte di una pianta organica di 522. I funzionari di servizio pedagogico (educatori) sono invece 909 su 1.376, così come i numeri della Polizia penitenziaria non sono confortanti: su 45.325 unità ce ne sono solo 37.963". La popolazione detenuta, infine, "pur in diminuzione, registra tuttora numeri consistenti pari a 54.514 unità. Di questi solo circa il 4% è rappresentato da donne, delle quali ad oggi 43 sono detenute madri con prole al seguito".
I numeri degli operatori, precisa la segretaria generale della Fp Cgil, "testimoniano una situazione al limite dello stallo: se non si cambia registro, sarà difficile far funzionare un serio intervento riformatore". Ragioni per le quali, conclude Sorrentino, "dal Governo e dai nostri interlocutori ci aspettiamo risposte precise perché se anche le riforme vanno nel verso giusto, ad oggi, il sistema è ancora sul rischio del collasso e farne le spese sono i lavoratori che noi rappresentiamo, il servizio offerto all'utenza e l'attuazione dei diritti stabiliti nella Costituzione".