Sciopero e manifestazione nazionale a Roma per contrastare la deriva di esuberi e delocalizzazioni che Ericsson ha intrapreso. L’appuntamento è alle ore 10 di venerdì 26 giugno di fronte all’ambasciata di Svezia (in piazza Rio De Janeiro). Dopo lo sciopero indetto l’8 giugno scorso, che ha avuto un’altissima adesione,  Telecomunicazioni hanno quindi indetto un’altra astensione dal lavoro per l’intero turno di tutto il personale Ericsson, cui si aggiunge lo sciopero delle prestazioni straordinarie e supplementari dal 26 giugno al 24 luglio.

“Ogni tentativo è stato fatto con l’azienda, anche presso uno specifico tavolo al ministero del Lavoro, per chiudere positivamente la vertenza, senza che l’azienda abbia dato minimamente segnali di apertura” si legge in un comunicato stampa sindacale. “Il secondo sciopero in 20 giorni, pertanto, ha il fine di individuare le cause che stanno generando da molti anni continue mobilità ed eliminarle, senza che l’azienda si trinceri dietro i luoghi comuni del mercato e della concorrenza; è necessario individuare azioni di contrasto dell’offshoring, nearshoring, delocalizzazioni”. Secondo i sindacati, Ericsson “dovrebbe anzi iniziare a riportare in azienda varie professionalità, predisponendo anche piani di riconversione professionale e ricollocazione all’interno dell’azienda. Le eventuali eccedenze siano gestite attraverso esodi incentivati e contratti di solidarietà”.

La mobilitazione dei lavoratori Ericsson quindi prosegue, cercando di contrastare “una politica aziendale
che da molto tempo genera continue mobilità, impoverendo la professionalità presenti in azienda” afferma il coordinatore Slc Cgil Liguria Daniele Gadaleta. “L’azienda, colosso nel campo di ricerca e sviluppo nelle elecomunicazioni e gestore delle reti mobili di H3G e Vodafone, ricorre sempre più spesso agli appalti, portando anche il lavoro all’estero” spiega il sindacalista: “In questo paese che funziona al contrario, la professionalità dei lavoratori è diventata un problema, anziché una risorsa. Da molto tempo manca un tavolo di confronto vero con l’azienda che continua invece a comunicare il numero dei lavoratori da licenziare rinunciando a trattare. Il sindacato, viceversa, sostiene che vi sia la necessità di un confronto che a partire dalle rispettive posizioni porti a un accordo sostenibile a tutela degli interessi dei lavoratori e della stessa azienda”.