Una vertenza difficile, quella di Ericsson, che sembra aggravarsi ogni giorno di più. Dopo l’incontro di martedì 16 gennaio presso il ministero dello Sviluppo economico, si tiene oggi (lunedì 22) a Roma (appuntamento nella sede di Unindustria) il primo dei tre vertici tra azienda e sindacati. Gli altri due sono convocati, sempre a Roma, per venerdì 26 (in Unindustria) e lunedì 29 gennaio (al ministero), quest’ultimo anche con la presenza del governo.

L’incontro del 16 non ha portato buone notizie. “La Ericsson – spiega un comunicato di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil – ha riconfermato l’intenzione di ridurre la forza lavoro e di rivisitare il costo del lavoro, il tutto per rendere, secondo lei, competitiva la Ericsson Services Italia”. Una posizione avversata dai sindacati, che “hanno respinto qualsiasi ipotesi di riduzione della forza lavoro e di destrutturazione del ccnl”, ribadendo nel contempo “la volontà e la possibilità di trovare soluzioni alternative, per dare un futuro alla nuova azienda e a tutti i lavoratori coinvolti”. Il ministero, preso atto della distanza tra le parti, ha invitato tutti “a proseguire il confronto al fine di trovare soluzioni condivise in grado di rendere competitiva la nuova azienda nelle cornici del settore, salvaguardando l’occupazione”.

Ad aumentare la tensione è arrivata mercoledì 3 gennaio scorso l’uscita della Ericsson Services Italia dal contratto nazionale delle telecomunicazioni. Una decisione, ha spiegato la società, necessaria “a sostenere gli obiettivi di crescita dell'azienda di nuova costituzione e permetterle di affermarsi in un mercato competitivo quale quello dei servizi per reti e apparati di telecomunicazione”, ma dettata anche dall'esigenza di “adottare un nuovo regolamento aziendale”.

La decisione non è affatto piaciuta a Slc, Fistel e Uilcom. “Una scelta inaccettabile nel merito, e una forzatura, che vuole pregiudicare e condizionare il confronto proposto dal ministro”. Le segreterie nazionali dei sindacati di categoria, dopo aver rimarcato che la società ha anche “proceduto alla disdetta dei contratti aziendali”, hanno ribadito il proprio impegno “nel contrastare la deriva intrapresa da Ericsson, che punta a un dumping economico teso a scardinare le regole della competizione, che dovrebbero essere difese anche dalle stesse organizzazioni datoriali”. I sindacati, in conclusione, evidenziano che “la scelta di basare il rilancio di una società appena nata sul binomio riduzione occupazionale-abbattimento salariale non è certo degno di una grande azienda europea, ma soprattutto punta sulla svalorizzazione delle attività e all'annullamento del patrimonio professionale. Un'azienda che basa il suo piano industriale su queste strategie, non ha futuro”.