Si è concluso negativamente l'incontro di ieri presso il ministero dello Sviluppo Economico tra il ministro Guidi, il viceministro De Vincenti, i vertici di Eni e i segretari generali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, Emilio Miceli, Sergio Gigli, Paolo Pirani, sulla situazione di Gela e sul sistema industriale dell'Eni (raffinazione, petrolchimica, chimica e produzione energetica).

Nell'incontro, secondo quanto riportato dai sindacati, nonostante il tentativo di mediazione del ministro Guidi, si è registrata una posizione di rigidità dell'azienda rispetto alle richieste delle federazioni nazionali e territoriali di riavvio degli impianti di Gela e di Porto Marghera, così come previsto dagli accordi precedentemente sottoscritti nel luglio 2013 e nel febbraio 2014 con il gruppo stesso2.

"Il piano proposto è inaccettabile - hanno spiegato Miceli, Gigli e Pirani -, per questo riteniamo doverosa la prosecuzione delle forme di mobilitazione già in atto sul territorio di Gela e di Porto Marghera e nei prossimi giorni formalizzeremo la ripresa dello stato di agitazione nazionale in tutte le aziende del Gruppo".

"Tale condizione - continuano i sindacati- evidenzia la volontà dell'Eni di superare l'attuale modello di relazioni sindacali, che ha permesso in questi anni di gestire situazioni di grandi ristrutturazioni e riconversioni industriali, limitando gli impatti sociali e il disagio tra i lavoratori".

"Ribadiamo la necessità di un intervento diretto della Presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di riconfermare la valenza strategica del settore industriale del gruppo Eni nel Paese", hanno concluso i segretari. Il tavolo è stato riconvocato per oggi alle 12 al ministero dello Sviluppo Economico.

“L'Eni si è irrigidita su un piano industriale per Gela che non c'è più, è superato, visto che il governatore della Sicilia Crocetta si è pronunciato per la revoca delle autorizzazioni per le attività di estrazione e ricerca”, ha detto Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil.