Quando si parla di energia, gli Usa sanno fare sempre i loro interessi, l'Italia si ritira?” È la domanda provocatoria che si pone Antonio Filippi, responsabile energia della Cgil nazionale, a proposito della possibile eliminazione degli incentivi economici premianti per chi utilizza moduli e componenti prodotti in Italia e in Europa, decisione che se confermata metterebbe in crisi l'intera filiera del fotovoltaico nazionale.

La settimana scorsa – dice Filippi – il Dipartimento del commercio americano ha deciso di applicare dazi anti-dumping dal 31% al 250% sulle celle fotovoltaiche made in China e importate negli Usa. Il provvedimento secondo l'amministrazione americana, si è reso necessario visti i bassi costi dei prodotti cinesi di silicio policristallino. La concorrenza nasce dal fatto che i produttori sono fortemente sussidiati dal governo cinese, mettendo cosi a seri rischio la tenuta dell'aziende Usa”.

In Italia, invece, in questo momento si discute il “5° conto energia”, dove si prevede di eliminare gli incentivi economici. “Facciamo appello al coordinamento delle Regioni – conclude Filippi –, che discuterà il decreto attuativo il 30 maggio, di ripristinare  le premialità incentivanti per i prodotti made in Ue e per lo smantellamento delle coperture in amianto, dando così maggiori certezze all'intero settore delle energie rinnovabili da fotovoltaico, un settore, ricordiamolo, che per le fonti energia rinnovabili occupa oltre 120 mila addetti e con la sua produzione energetica contribuisce a rendere calmierato il prezzo dell'energia elettrica nelle ore di picco della domanda, con vantaggi per le famiglie e le imprese, come dimostrato anche dai dati dell'Autorità per l'energia: dal 2002 al 2012 c'è stato un aumento del costo dell'energia del 52,5%, circa 176,88 euro annuo a famiglia, ma la maggiore spesa è per l'acquisto delle fonti fossili e solo del 13,1% in dieci anni addebitabile alle fonti di energia rinnovabile”.