L’accordo siglato nei giorni scorsi dal Comune di Bologna e da Cgil, Cisl e Uil sull’emergenza abitativa è molto importante, perché tenta di dare una risposta a uno dei principali problemi provocati dalla crisi. È sotto gli occhi di tutti, infatti, che la perdita del lavoro e la conseguente riduzione del reddito, nonché l’aumento del lavoro povero e precario, hanno determinato anche nella nostra città, per centinaia di persone e decine di famiglie, una situazione di estrema povertà, a volte di incolpevole illegalità e di morosità.

L'accordo parte da due presupposti: 1) a Bologna c'è un’emergenza abitativa che va affrontata con un approccio diverso rispetto al passato, in quanto la problematica sta assumendo caratteristiche tali da compromettere la coesione sociale, che, con alti e bassi, sul nostro territorio è sempre stata oggetto di grandi attenzione e di tanti interventi da parte delle istituzioni e delle parti sociali sempre tesi, nel tempo e anche in un contesto di risorse sempre calanti, a garantirla.

2) Non dobbiamo costruire altre case, in coerenza con l'assunto "stop al consumo di suolo"; le abitazioni vuote, pubbliche e private, sul territorio sono abbondantemente sufficienti per risolvere il problema, ma vanno trovate soluzioni innovative e diverse rispetto al passato; per troppo tempo abbiamo pensato alla sola risposta "estensione case popolari" con un regolamento che rispondeva a una parte, molto parziale, della domanda di abitazione; ora la platea di coloro che non hanno nemmeno i requisiti per fare la domanda (coloro che sono completamente privi di reddito), che non riescono a trovare un'occupazione, o che trovano un'occupazione nell’estesa platea dei lavori poveri per cui, di fatto, il reddito non è nemmeno lontanamente compatibile con un affitto di mercato, si sta allargando a macchia d'olio.

I punti qualificanti dell'accordo, con i presupposti di cui sopra, e partendo dalla condivisione che la casa è un diritto di tutti, sono: • bisogna velocizzare ulteriormente i tempi di assegnazione delle case popolari, valutando anche ulteriori modifiche del regolamento; con le risorse attualmente a disposizione che permetterebbero di rimettere a posto anche tutti gli appartamenti oggi non a norma e quindi non assegnabili, nei primi mesi del 2016 dovremo essere nelle condizioni di dire che gli oltre 12.000 alloggi popolari a disposizione sono tutti assegnati agli aventi diritto; è la prima volta che ciò accade;

• proposta di iniziativa legislativa in ambito parlamentare per permettere ai Comuni l'utilizzo a fine abitativo dell'enorme patrimonio pubblico vuoto da tempo; questa è la sfida politicamente più alta che, speriamo, trovi la condivisione di altre amministrazioni locali oltre a quella bolognese nei confronti del governo centrale; sicuramente aiuterebbe anche che la Cgil tutta si facesse protagonista, sull'intero territorio nazionale, di una proposta di tale portata da mettere alla base della nostra contrattazione sociale e territoriale;

• la forte domanda sociale di abitazione deve essere intercettata e deve trovare una risposta rapida e diversificata che eviti anche il fenomeno delle occupazioni abusive; a tal fine viene previsto il potenziamento dell'organico sia in Acer che agli sportelli sociali del Comune: l'idea di fondo è che il bisogno deve essere intercettato e gestito dal pubblico con la costruzione di graduatorie trasparenti che non permettano dinamiche di  guerra tra poveri;

• apertura di appositi tavoli, anche con il coinvolgimento delle associazioni datoriali del territorio (servono risorse, ma  sulle molte case invendute da tempo, di proprietà della cooperazione, ma anche del privato, andrebbe costruita una reale ipotesi di utilizzo).

Sonia Sovilla è componente della segreteria Cgil di Bologna