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Non si può parlare di rigenerazione, riqualificazione e al contempo avere il più alto tasso di lavoro nero, il più alto tasso di incidenti mortali. Ne è convinta la Fillea Cgil che oggi, 31 marzo, ha riunito in piazza Vittorio a Roma oltre 700 delegati da tutta Italia per l'iniziativa "Guardia alta sul Lavoro" in una settore che, come ha sottolineato il segretario generale degli edili Cgil, Alessandro Genovesi, "o assume fino in fondo la sfida della qualità o è destinato a soccombere".
Nel suo intervento il segretario Fillea ha rivendicato un’azione coordinata che vada dalle necessarie modifiche alle norme sull’Ape agevolata, "per mandare in pensione gli oltre 23mila over 65 che ancora stanno sulle impalcature", all’ingresso di migliaia di giovani tecnici nelle aziende. E ancora, da politiche industriali che premino la riqualificazione del costruito ("magari anche permettendo la cessione del credito alle banche per i bonus energetici e anti sismici") ad investimenti diffusi sulle periferie e sull’edilizia residenziale pubblica, oltre che su grandi infrastrutture.
"Anche il rinnovo del Ccnl e il potenziamento della nostra bilateralità come presidio di legalità, di lotta all’evasione salariale e contributiva, di tutela reale della salute dei lavoratori - ha aggiunto Genovesi - vanno messi al servizio di questo progetto, a tutela delle imprese più sane che non hanno paura della responsabilità in solido, che non temono il confronto su come si organizza un cantiere in autostrada per evitare che si ripetano tragedie come quella di Savona".
E a proposito di responsabilità solidale, il segretario Fillea ha presentato un "gioco" alla platea di piazza Vittorio, un gioco con il quale smascherare le cosiddette "fake news", le notizie false che stanno circolando con insistenza in questi giorni dopo che il decreto del governo ha accolto l'istanza referendaria della Cgil per reintrodurre la responsabilità solidale. Se oggi infatti in molti vedono la responsabilità in solido come "male assoluto" fino a qualche anno fa, prima che la norma venisse abolita, tutti concordavano sulla sua utilità.
A concludere il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. "La più grande vittoria politica di questa stagione di mobilitazione è che il paese ha ripreso a discutere di lavoro - ha detto -. Negli anni precedenti il silenzio è pesato troppo: ad ogni riforma del lavoro sembrava che il paese cominciasse a crescere, invece è arrivata sempre un po' di precarietà in più". Il segretario ha quindi proseguito: "Nella nostra campagna siamo stati nel paese, nelle piazze e nei luoghi di lavoro: siamo stati ovunque a chiedere di sostenere la nostra proposta, abbiamo incrociato quell'insieme di persone che non incrociavamo più. Negli ultimi due anni siamo usciti dal nostro recinto, c'era un grande bisogno: ci siamo accorti che fuori da questo perimetro c'erano condizioni di lavoro sempre peggiori".
Su voucher e appalti "il governo ha avuto un pensiero difensivo: ha ritenuto fosse meglio evitare le urne e anticiparle con una legge. Abbiamo fatto bene a lanciare i nostri referendum - ha ribadito -. Il decreto è un nostro grande risultato: risponde esattamente ai quesiti referendari, cancella i voucher e ripristina le norme sulla responsabilità solidale in tema di appalti. Con la stessa testarda coerenza, poi, abbiamo detto che il decreto deve diventare legge, altrimenti serve a poco". Per questo la Cgil continua la sua mobilitazione.
Rivolta alle imprese, Camusso si è chiesta: "Che idea hanno dello sviluppo del paese? Sui voucher e appalti le aziende dovrebbero essere favorevoli alle nostre proposte, perché gli diamo strumenti per evitare la concorrenza sleale nei rispettivi settori, e invece sembra accadere il contrario". Per il leader della Cgil "veniamo da anni in cui la lobby delle imprese ha influito nel rapporto col governo, oggi che questo non accade la loro reazione è straordinaria. Per esempio, col codice degli appalti ci dicono che si complica la vita. La verità - ha aggiunto - è che gli investimenti delle imprese sono crollati e non riprendono: meglio quindi che inizino a preoccuparsi di come sviluppare formazione e innovazione". Infine, sulla Carta dei diritti: "Aver investito sulla dequalificazione del lavoro è uno dei motivi della crisi del paese. La nostra Carta al primo punto dice: una persona che lavora ha dei diritti, a prescindere dalla tipologia contrattuale. Vogliamo riportare i lavoratori al centro della discussione, andiamo avanti con tenacia fino alla legge".
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