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PARIGI - "Negli anni scorsi l'Ocse ha spesso supportato politiche economiche che hanno accentuato gli effetti della crisi, oggi ammette che se la crescita economica e i vantaggi a essa collegati non vengono distribuiti in maniera più equa, c'è il rischio di un circolo vizioso che condanna le fasce più basse alla povertà e all'esclusione sociale. Salutiamo positivamente questa presa di coscienza, vederemo se e come i governi e le istituzioni internazionali reagiranno". Così Fausto Durante, responsabile per le politiche europee e internazionali della Cgil, a margine del Forum Ocse di Parigi che riunisce i leader politici, gli attori sociali e i diversi portatori di interessi dell'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
"Negli anni scorsi – continua Durante – l'Ocse, con i suoi studi e le sue ricerche, ha spesso supportato le politiche economiche realizzate a livello globale che hanno accentuato gli effetti della crisi economica internazionale e che, lungi dall'offrire soluzioni e vie di uscita alla crisi stessa, hanno causato l'aumento della povertà e delle disuguaglianze, il diffondersi di squilibri nella distribuzione della ricchezza, l'impoverimento dei salari a vantaggio dei compensi per i manager e dei bilanci delle imprese, l'attacco alla contrattazione collettiva e ai diritti del lavoro".
"Per tutto ciò – commenta il dirigente sindacale –, non possiamo che salutare positivamente il fatto che il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurría, nel suo discorso di apertura abbia dichiarato che la stessa organizzazione ha compreso che c'è un legame tra la diminuzione della produttività dei sistemi economici e il crescere delle disuguaglianze e che se la crescita economica e i vantaggi ad essa collegati non vengono distribuiti in maniera più equa c'è il rischio di un circolo vizioso che condanna le fasce più basse alla povertà e all'esclusione sociale. Tutto ciò può contribuire ancora più che in passato all'apartheid del lavoro e dei diritti a cui sono condannate aree crescenti della società in tutto il mondo, in particolare i giovani, le donne, i lavoratori senza adeguata formazione".
Durante ricorda che il Tuac, il comitato sindacale consultivo presso l'Ocse del quale la Cgil fa parte, "da molti anni segnala questi rischio, chiedendo ai governi di cambiare le politiche economiche e di avviare una nuova stagione di investimenti pubblici e privati per far partire una ripresa forte e sostenibile a livello sociale e ambientale. E per fondare sul valore e sulla dignità del lavoro, sulla diffusione dei diritti al salario equo e alle condizioni dignitose, una nuova stagione di sviluppo e di crescita mondiale".
"Vedremo se e come i governi e le istituzioni internazionali reagiranno alle sollecitazioni di questa edizione del Forum. Per la Cgil – sostiene – è chiaro che il mondo deve confrontarsi con un grande processo di rivoluzione tecnologica e industriale e di digitalizzazione dell'economia che, se governato con i metodi del passato recente, produrrà ancora disuguaglianze, distruzione di lavoro e occupazione, precarietà, nuove polarizzazioni nel mercato del lavoro". "Noi – conclude Durante – continueremo a insistere con le nostre proposte, per provare a disegnare un corso diverso per il futuro del lavoro".