Se finora c’era qualche dubbio, adesso abbiamo la certezza: l’attuale governo non ha a cuore le politiche di genere. C’è poco da interpretare o interrogarsi quando viene bocciata la proposta di stanziare 10 milioni di euro per sostenere le famiglie che si prendono cura dei bambini che hanno perso la madre in quanto uccisa dal partner. “Quando trovi i soldi per tutto, compresa la detassazione dei massaggi negli hotel, la birra artigianale, l'assunzione dei fantomatici navigator e non li trovi per le famiglie affidatarie degli orfani di femminicidio fai una bastardata. Punto”. Così ha detto in un tweet Mara Carfagna, vicepresidente della Camera. Come darle torto? Si è tanto parlato delle spese immorali e ora la morale è quella di lasciare abbondonati al proprio difficile destino le “vittime collaterali” dei femminicidi.

Altrettanto assurda l’approvazione, da parte della maggioranza, di un emendamento alla manovra in cui si riconosce alle lavoratrici la facoltà di lavorare fino al parto per poi usufruire del congedo obbligatorio nei cinque mesi successivi. “La maternità non si sostiene facendo scomparire l’obbligo di astensione dal lavoro prima della nascita, così non si garantisce la libertà alle lavoratrici, né tantomeno si tutela la salute della gestante e quella del nascituro”, ha immediatamente dichiarato Loredana Taddei, responsabile delle Politiche di genere della Cgil nazionale.

Ad oggi il congedo di maternità, salvo flessibilità o casi particolari, inizia nei due mesi precedenti la presunta data del parto e prosegue nei tre mesi successivi alla nascita. Se la gravidanza è a rischio aborto l’astensione dal lavoro avviene prima, inoltre il diritto al congedo e alla relativa indennità sono previsti anche in caso di adozione o affidamento di minori. Il congedo è dunque un diritto di tutte le donne: lavoratrici dipendenti, disoccupate o sospese, libere professioniste (secondo quanto previsto dall'articolo 24 del Testo unico su maternità e paternità, aggiornato con il D.Lgs. n. 179 del 2016 e con la Legge 81/2017).

C’è da dire che la situazione delle lavoratrici iscritte alla gestione separata Inps è meno tutelata, infatti sono tenute a versare il contributo con l'aliquota maggiorata prevista dalla legge. Comunque è stato un significativo traguardo ottenere il sostegno al reddito anche per le mamme che lavorano a partita Iva, alle quali è anticipato l’assegno direttamente dal sistema previdenziale che poi, a propria volta, si rivarrà sull’azienda.

Rispetto all’eventuale proroga del congedo di maternità interviene la dottoressa Mariavita Ciccarone, ginecologa presso l’Ospedale San Carlo di Nancy di Roma: “L’ultimo mese di gravidanza, sia dal punto di vista fisico che psicologico, è un momento delicato. È necessario che la donna si concentri su questo evento della sua vita, che peraltro è da riconoscere come unico e irripetibile, visti i bassissimi livelli di natalità in Italia”. Effettivamente una simile proposta è in contraddizione con qualsiasi intento di contrasto al calo delle nascite.

“Come medico – prosegue Ciccarone – non consiglierei mai a una donna di lavorare fino al termine ultimo della gravidanza, considerando la fatica fisica e anche quella mentale. Ci sono dei momenti dell’esistenza in cui è giusto dedicarsi a qualcosa e qualcuno in modo assolutamente esclusivo. La donna si deve preparare a una novità che porta a tanti stravolgimenti: sta per nascere un essere umano e non riconoscere questo dato di fatto significa negare l’esistenza della famiglia stessa come realtà”.