Quando unParlamento approva una legge che estende i diritti di cittadinanza a una platea più ampia di cittadini, è un intero paese che vince, non una parte politica o l'altra. Mentre ancora in Senato i voltafaccia di qualche gruppo parlamentare impedivano di approvare il disegno di legge Cirinnà, il 25 gennaio scorso scrivevamo che la vittoria delle tante piazze arcobaleno di SvegliatItalia sarebbe stata solo rinviata e sicuro non poteva arrestarsi.

Dopo che mercoledì scorso, 11 maggio, la legge sulle unioni civili è stata definitivamente approvata anche alla Camera dei deputati, ribadiamo che la maternità/paternità di questo importante risultato resta in testa alle tante donne e uomini (il movimento Lgtb, ma non solo) che dei diritti civili hanno fatto una bandiera di civiltà per tutto il paese. Il riconoscimento dei diritti finora riconosciuti alle coppie eterosessuali unite in matrimonio anche alle altre coppie, etero e omosessuali, che comunque hanno deciso di impegnarsi in un progetto di vita insieme, aiuta il paese a rompere il muro tra la società formale e quella reale.

L'equiparazione di diritti e doveri derivanti dall'unione civile di coppie omosessuali a quelli delle coppie etero unite in matrimonio, la possibilità di renderne ordinario il regime patrimoniale della comunione dei beni, garantire il diritto/dovere ad assistere il proprio compagno o la propria compagna prescindendo dall'orientamento sessuale di ciascuno, rappresenta il riconoscimento formale dell'evoluzione dal diritto di famiglia a quello delle famiglie.

La legge però non è la meta, ma un punto di partenza. Le esclusioni della stepchild adoption per le unioni civili come della reversibilità per le convivenze di fatto ci dicono, infatti, dei muri ideologici ancora da battere e dei diritti negati per motivi economici.

Florindo Antonio Oliverio è segretario generale della Fp Cgil Lombardia