“La democrazia è un prodotto chimico instabile, non è data per sempre, non è costituente ma è determinata dai rapporti di forza della società”. E’ uno dei passaggi della lectio magistralis svolta da Luciano Canfora, filologo e storico, nell’ambito nell’ambito delle Giornate del Lavoro della Cgil a Lecce. L’arte oratoria del professore emerito dell’Università degli Studi di Bari ha catturato il pubblico del Teatro Paisiello, che ha ascoltato un excursus storico che ha preso il via dalla Rivoluzione Francese e non ha risparmiato l’attuale situazione politica.

“La democrazia intesa come potere di tutti si è scontrata come visione con sistemi di suffragio che per lungo tempo hanno interessato solo la popolazione maschile, peraltro con alcune specifiche che potevano essere il grado di alfabetizzazione o l’appartenenza sociale. Uno dei casi è quello del cosiddetto voto plurimo, il cui scopo era quello di proteggere chi possedeva la ricchezza dal pericolo di un parlamento elettivo guidato da lavoratori e quindi potenzialmente ostile. Così il voto del proprietario valeva dieci volte quello del contadino o dell'operaio”.

Ma anche laddove, come in Germania e Austria, si sperimentava il suffragio universale, sempre maschile, spesso il movimento democratico socialista risultava essere minoranza. Di fatto, per lo storico, “una negazione della democrazia del popolo”. Si affermano altresì scuole di pensiero elitiste che sostengono “la ferrea legge delle oligarchie, anche all’interno delle strutture di partito socialdemocratiche, per cui le minoranze organizzate risultano irresistibili”.

Lo stesso Gramsci nei Quaderni “parte dalle teorie che affermano l’inevitabilità del dominio elitista, ma – rinchiuso ormai da anni in carcere – osserva come le elezioni alla fine siano un terminale dei rapporti di forza nella società. Se le forze dominanti perdono è perché non hanno saputo utilizzare la presa che avevano sul popolo”. Un riferimento al risultato delle elezioni del 1919, che vedono eletti 150 deputati socialisti e cento del Partito Popolare, senza che questo conduca a un governo. Una fase di stallo che si prolungherà fino al 1921 “e porterà poi al voto del 1924, segnato dalla legge Acerbo con la vittoria del listone liberal-fascista”. Era la risposta all’avanzata del socialismo.

Dopo il ventennio fascista e la vittoria della Resistenza nella guerra di Liberazione, “nasce la speranza di una democrazia di tipo nuovo. Alla visione del capo della Consulta, Ferruccio Parri, che fa coincidere la democrazia con la giustizia sociale, si contrappone quella conservatrice di democrazia come ‘regole del gioco’. Su questo scontro si scrive la Carta Costituzionale che fa propria l’impostazione di Parri e delle forze della sinistra. Una visione – aggiunge – cui aderisce in prima istanza anche Bobbio”. Al filosofo, storico e politologo italiano, Canfora dedica un lungo passaggio, suddiviso in tre fasi storiche e date snodo. Nel '75, trentennale della Liberazione, Bobbio tiene una lezione alla Statale di Milano “dove parla di democrazia come sinonimo di diritti sociali, uguaglianza effettiva e formale. È il biennio delle giunte rosse nelle regioni e nelle gradi città. Nel 1985 torna su un’idea di regole minime del gioco”, fino al 1994, all’ascesa di Berlusconi, “quando scrive 'Destra e Sinistra' richiamando l’attualità dei valori della Rivoluzione francese, dove il faro della cultura democratica è l’uguaglianza”.

Uno sguardo calato sull’oggi, in cui “il richiamo all’unità è minato da divisioni religiose, dal razzismo, da una destra fascista che addita il falso nemico nell’immigrato per aizzare il povero. Così, oggi l’internazionalismo riguarda solo il capitale finanziario". Per Canfora possiamo e dobbiamo contrapporci a una situazione così drammatica come quella che stiamo vivendo "iniziando a chiamare le cose con il proprio nome". Ad esempio, "dicendo che chi coniuga nazional razzismo e welfare-state sta costruendo le fondamenta del fascismo”. Serve un capovolgimento di prospettiva “che non è bloccare i porti, ma pensare che una umanità unita europea e africana potrà darci nel futuro pagine di libertà e dignità”.